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LETTERATURA PER L'INFANZIA
E DALL'INFANZIA

               

LETTERA A UNA PROFESSORESSA
(dagli scolari della scuola di Barbiana nel Mugello)

Questo libro non è scritto per gli insegnanti ma per i genitori. E' un invito a organizzarsi. A prima vista sembra scritto da un ragazzo solo. Invece gli autori siamo otto ragazzi della  scuola di Barbiana.  Altri nostri compagni che sono a lavorare ci hanno aiutato la domenica. Dobbiamo ringraziare prima di tutto il nostro priore che ci ha educati, ci ha insegnato le regole dell'arte a ha diretto i lavori. Poi moltissimi amici che hanno collaborato in altro modo: per la semplificazione del testo, vari genitori. Per la raccolta dei dati statistici, segretari, insegnanti, direttori, presidi, funzionari del ministero e dell'Istat, parroci. Per altre notizie, sindacalisti, giornalisti, amministratori comunali, storici, giuristi

PARTE PRIMA

"La scuola dell'obbligo non può bocciare"

Cara signora,
lei di me non ricorderà nemmeno il nome. Ne ha bocciati tanti. Io invece ho ripensato spesso a lei, ai suoi colleghi, a quell’istituzione che chiamate scuola, ai ragazzi che «respingete». Ci respingete nei campi e nelle fabbriche e ci dimenticate.
Due anni fa, in prima magistrale, lei mi intimidiva. Del resto la timidezza ha accompagnato tutta la mia vita. Da ragazzo non alzavo gli occhi terra. Strisciavo alle pareti per non esser visto. Sul principio pensavo che fosse una malattia mia o al massimo della mia famiglia. La mamma è di quelle che si intimidiscono davanti a un modulo di telegramma. Il babbo osserva e ascolta, ma non parla.
Più tardi ho creduto che la timidezza fosse il male dei montanari. I contadini del piano mi parevano sicuri di sé. Gli operai poi non se ne parla.  Ora ho visto che gli operai lasciano ai figli di papà tutti i posti di responsabilità nei partiti e tutti i seggi in parlamento.
Dunque sono come noi. E la timidezza dei poveri è un mistero più antico. Non glielo so spiegare io che ci son dentro. Forse non è né viltà né eroismo. E’ solo mancanza di prepotenza.

I montanari

Alle elementari lo Stato mi offrì una scuola di seconda categoria. Cinque classi in un’aula sola. Un quinto della scuola cui avevo diritto. E’ il sistema che adoperano in America per creare le differenze tra bianchi e neri. Scuola peggiore ai poveri fin da piccini.
Finite, le elementari avevo diritto a altri tre anni di scuola. Anzi la Costituzione dice che avevo l’obbligo di andarci. Ma a Vicchio non c’era ancora la scuola media. Andare a Borgo era un’impresa. Chi ci s’era provato aveva speso un monte di soldi e poi era stato respinto come un cane.
Ai miei poi la maestra aveva detto che non sprecassero soldi: "Mandatelo nel campo. Non è  adatto per studiare". Il babbo non le rispose. Dentro di sé pensava: "Se si stesse di casa a Barbiana sarebbe adatto". A Barbiana tutti i ragazzi andavano a scuola dal prete. Dalla mattina presto fino a buio, estate e inverno. Nessuno era "negato per gli studi". Ma noi eravamo di un altro popolo e lontani. Il babbo stava per arrendersi. Poi seppe che ci andava anche un ragazzo di  S. Martino. Allora si fece coraggio e andò a sentire. Quando tornò vidi che m’aveva comprato una pila per la sera, un gavettino per la minestra e gli stivaloni di gomma per la neve.
Il primo giorno mi accompagnò lui. Ci si mise due ore perché ci facevamo strada col pennato e la falce. Poi imparai a farcela in poco più di un’ora. Passavo vicino a due case sole. Coi vetri rotti, abbandonate da poco. A tratti mi mettevo a correre per una vipera o per un pazzo che viveva solo alla Rocca e mi gridava di lontano. Avevo undici anni. Lei sarebbe morta di paura. Vede? ognuno
ha le sue timidezze. Siamo pari dunque. Ma solo se ognuno sta a casa sua. O se lei avesse bisogno di dar gli esami da noi. Ma lei non ne ha bisogno.
Barbiana, quando arrivai, non mi sembrò una scuola. Né cattedra, né lavagna, né banchi. Solo grandi tavoli intorno a cui si faceva scuola e si mangiava. D’ogni libro c’era una copia sola. I ragazzi gli si stringevano sopra. Si faceva fatica a accorgersi che uno era un po’ più grande e insegnava.
Il più vecchio di quei maestri aveva sedici anni. Il più piccolo dodici e mi riempiva di ammirazione. Decisi fin dal primo giorno che avrei insegnato anch’io.
La vita era dura anche lassù. Disciplina e scenate da far perdere la voglia di tornare.
Però chi era senza basi, lento o svogliato  si sentiva il preferito. Veniva accolto come voi accogliete il primo della classe. Sembrava che la scuola fosse tutta solo per lui. Finché non aveva capito gli altri non andavano avanti
Non c’era ricreazione. Non era vacanza nemmeno la domenica. Nessuno di noi se ne dava gran pensiero perché il lavoro è peggio. Ma ogni borghese che capitava a visitarci faceva una polemica su questo punto. Un professorone disse: "Lei reverendo non ha studiato pedagogia. Polianski dice che lo sport è per il ragazzo una necessità fisiopsico..." Parlava senza guardarci. Chi insegna pedagogia all’Università, i ragazzi non ha bisogno di guardarli. Li sa tutti a mente come noi si sa le tabelline.
Finalmente andò via e Lucio che aveva 36 mucche nella stalla disse: "La scuola sarà sempre meglio della merda"
.
Questa frase va scolpita sulla porta delle vostre scuole. Milioni di ragazzi contadini son pronti a sottoscriverla. Che i ragazzi odiano la scuola e amano il gioco lo dite voi. Noi contadini non ci avete interrogati. Ma siamo un miliardo e novecento milioni. Sei ragazzi su dieci la pensano esattamente come Lucio. Degli altri quattro non si sa.
Tutta la vostra cultura è costruita così. Come se il mondo foste voi.

1 Polianski = non sappiamo chi sia, ma sarà un famoso educatore.
   pedagogia = arte di educare i ragazzi
   isiopsico...= metà di un parolone che adoprò quel professore e che non ricordiamo intero.
2Abbiamo contato nella cifra anche chi vive peggio dei contadini: cacciatori, pescatori, pastori (Compendium of Social Statistics » ONU New York   1963).

L’anno dopo ero maestro. Cioè lo ero tre mezze giornate la settimana. Insegnavo geografia matematica e francese a prima media.
Per scorrere un atlante o spiegare le frazioni non occorre la laurea.
Se sbagliavo qualcosa poco male. Era un sollievo per i ragazzi. Si cercava insieme. Le ore passavano serene senza paura e senza soggezione. Lei non sa fare scuola come me.
Poi insegnando imparavo tante cose.
Per esempio ho imparato che il problema degli altri è eguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia.
Dall’avarizia non ero mica vaccinato. Sotto gli esami avevo voglia di mandare al diavolo i piccoli e studiare per me. Ero un ragazzo come i vostri, ma lassù non lo potevo confessare né agli altri né a me stesso. Mi toccava esser generoso anche quando non ero.
A voi vi parrà poco. Ma coi vostri ragazzi fate meno. Non gli chiedete nulla. Li invitate soltanto a farsi strada.

I  ragazzi di paese

Dopo l’istituzione della scuola media a Vicchio arrivarono a Barbiana anche  ragazzi di paese. Tutti bocciati, naturalmente.
Apparentemente il problema della timidezza  per loro non esisteva. Ma erano contorti in altre cose.
Per esempio consideravano il gioco e le vacanze un diritto, la scuola un sacrificio. Non avevano mai sentito dire che a scuola si va per imparare e che andarci è un privilegio.
Il maestro per loro era dall’altra parte della barricata e conveniva ingannarlo. Cercavano perfino di copiare. Gli ci volle del tempo per capire che non c’era registro.
Anche sul sesso gli stessi sotterfugi. Credevano che bisognasse parlarne di nascosto. Se vedevano un galletto su una gallina si davano le gomitate come se avessero visto un adulterio.
Comunque sul principio era l’unica materia scolastica che li svegliasse. Avevamo un libro di anatomia Si chiudevano a guardarlo in un cantuccio. Due pagine erano tutte consumate.
Più tardi scoprirono che son belline anche le altre. Poi si accorsero che è bella anche la storia.
Qualcuno non s'è più fermato. Ora gli interessa tutto. Fa scuola ai più piccini, è diventato come noi.
Qualcuno invece siete riusciti a ghiacciarlo un’altra volta.

3 libro di anatomia = libro che adoprano ‘gli studenti di medicina. Studia il corpo umano pezzo per pezzo.

Delle bambine di paese non ne venne neanche una. Forse era la difficoltà della strada. Forse la mentalità dei genitori. Credono che una donna possa vivere anche con un cervello di gallina. I maschi non le chiedono d’essere intelligente.
E' razzismo anche questo. Ma su questo punto non abbiamo nulla da rimproverarvi. Le bambine le stimate più voi che i loro genitori Sandro aveva 15 anni. Alto un metro e settanta, umiliato, adulto. I professori l’avevano giudicato un cretino. Volevano che ripetesse la prima per la terza volta.
Gianni aveva 14 anni. Svagato, allergico alla lettura, I professori l’avevano sentenziato un delinquente. E non avevano tutti i torti, ma non è un motivo per levarselo di torno.
Né l’uno né l’altro avevano intenzione di ripetere. Erano ridotti a desiderare l’officina. Sono venuti da noi solo perché noi ignoriamo le vostre bocciature e mettiamo ogni ragazzo nella classe giusta per la sua età.
Si mise Sandro in terza e Gianni in seconda. È stata la prima soddisfazione scolastica della loro povera vita. Sandro se ne ricorderà per sempre. Gianni se ne ricorda un giorno sì e uno no.
La seconda soddisfazione fu di cambiare finalmente programma. Voi li volevate tenere fermi alla, ricerca della perfezione. Una perfezione che è assurda perché il ragazzo sente le stesse cose fino alla noia e intanto cresce. Le cose restano le stesse, ma cambia lui. Gli diventano puerili tra le mani.   Per esempio in prima gli avreste riletto per la seconda o terza volta la Piccola Fiammiferaia e la neve che fiocca fiocca fiocca. Invece in seconda e terza leggete roba scritta per adulti. Gianni non sapeva mettere l’acca al verbo avere. Ma del mondo dei grandi sapeva tante cose. Del lavoro, delle famiglie, della vita del paese. Qualche sera andava col babbo alla sezione comunista o alle sedute del Consiglio Comunale. Voi coi greci e coi romani gli avevate fatto odiare tutta la storia. Noi sull’ultima guerra si teneva quattr’ore senza respirare.
A geografia gli avreste fatto l’Italia per la seconda volta. Avrebbe lasciato là scuola senza aver sentito rammentare tutto il resto del mondo. Gli avreste fatto un danno grave. Anche solo per leggere il giornale.

4 Per esempio nel 1962-63 in prima media furono promossi il 63;2% dei maschi e iI7Q~/~. delle bambine. In     seconda media il 72,90/o dei maschi e    l’80,5% delle bambine (Annuario Statistico dell' Istruzione 1965 pag. 81).
5 La Piccola Fiammiferaia = novella di Giovanni Cristiano Andersen scrittore danese del 1800. La neve fiocca     fiocca fiocca = verso di una poesia di    Giovanni Pascoli.

Sandro in poco tempo s’appassionò a tutto. La mattina seguiva il programma di terza. Intanto prendeva nota delle cose che non sapeva e la sera frugava nei libri di seconda e prima. A giugno il "cretino" si presentò alla licenza e vi toccò passarlo.
Gianni fu più difficile. Dalla vostra scuola era uscito analfabeta e con l’odio per i libri. Noi per lui si fecero acrobazie. Si riuscì a fargli amare non dico tutto, ma almeno qualche materia. Ci occorreva solo che lo riempiste di lodi e lo passaste in terza. Ci avremmo pensato noi in seguito a fargli amare anche il resto. Ma agli esami una professoressa gli disse:
"Perché vai a una scuola privata? Lo vedi che non ti sai esprimere?"
Lo so anch’io che Gianni non si sa esprimere. Battiamoci il petto tutti quanti. Ma prima voi che l’avevate buttato fuori di scuola l’anno prima. Bella cura la vostra. Del resto bisognerebbe intendersi su cosa sia lingua corretta. Le lingue le creano i poveri e poi seguitano a rinnovarle all’infinito. I ricchi le cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro. O per bocciarlo.
Voi dite che Pierino del dottore scrive bene. Per forza, parla come voi. Appartiene alla ditta. Invece la lingua che parla e scrive Gianni è quella del suo babbo. Quando Gianni era piccino chiamava la radio lalla. E il babbo serio:
"Non si dice lalla, si dice aradio".
Ora, se è possibile, è bene che Gianni impari a dire anche radio. La vostra lingua potrebbe fargli comodo. Ma intanto non potete cacciano dalla scuola. «Tutti i cittadini sono eguali senza distinzione di lingua». L’ha detto la Costituzione pensando a lui. Ma voi avete più in onore la grammatica che la Costituzione. E Gianni non è più tornato neanche da noi. Noi non ce ne diamo pace. Lo seguiamo di lontano. S’è saputo che non va più in chiesa, né alla sezione di nessun partito. Va in officina e spazza. Nelle ore libere segue le mode come un burattino obbediente. Il sabato a ballare, la domenica allo stadio. Voi di lui non sapete neanche che esiste.
Così è stato il nostro primo incontro con voi. Attraverso i ragazzi che non volete. L’abbiamo visto anche noi che con loro la scuola diventa più difficile. Qualche volta viene la tentazione di levarseli di torno. Ma se si perde loro, la scuola non è più scuola. E' un ospedale che cura i sani e respinge i malati. Diventa uno strumento dì differenziazione sempre più irrimediabile. E voi ve la sentite di fare questa parte nel mondo? Allora richiamateli, insistete, ricominciate tutto da capo all’infinito a costo di passar da pazzi. Meglio passar da pazzi che essere strumento di razzismo.

Gli esami

A giugno del terzo anno di Barbiana mi presentai alla licenza media come privatista. Il tema fu: « Parlano le carrozze ferroviarie ». A Barbiana avevo imparato che le regole dello scrivere sono: Aver qualcosa di importante da dire e che sia utile a tutti o a molti. Sapere a chi si scrive. Raccogliere tutto quello che serve. Trovare una logica su cui ordinarlo. Eliminare ogni parola che non serve. Eliminare ogni parola che non usiamo parlando. Non porsi limiti di tempo. Così scrivo coi miei compagni questa lettera. Così spero che scriveranno i miei scolari quando sarò maestro.
Ma davanti a quel tema che me ne facevo delle regole umili e sane dell’arte di tutti i tempi? Se volevo essere onesto dovevo lasciare la pagina in bianco. Oppure criticare il tema e chi me l’aveva dato. Ma avevo quattordici anni e venivo dai monti. Per andare alle magistrali mi ci voleva la licenza. Quel fogliuccio era in mano a cinque o sei persone estranee alla mia vita e a quasi tutto ciò che amavo e sapevo. Gente disattenta che teneva il coltello dalla parte del manico. Mi provai dunque a scrivere come volete voi. Posso ben credere che non ci riuscii. Certo scorrevano meglio gli scritti dei vostri signorini esperti nel frigger aria e nel rifrigger luoghi comuni.
Il compito di francese era un concentrato di eccezioni (8).

7 Veramente gli onorevoli costituenti pensavano ai tedeschi del Sud Tirolo (Alto Adige), ma senza volerlo pensarono anche a Gianni.
8 gufi, ciottoli e ventagli = queste tre parole in francese sono più difficili delle altre. I professori all’antica le fanno imparare a mente fin dai primi giorni di    scuola. Grenoble = città della Francia. Ostelli = alberghi per la gioventù.

Gli esami vanno aboliti. Ma se li fate, siate almeno leali. Le difficoltà vanno messe in percentuale di quelle della vita. Se le mettete più frequenti avete la mania del trabocchetto. Come se foste in guerra coi ragazzi. Chi ve lo fa fare? Il loro bene? Il loro bene no. Passò con nove un ragazzino che in Francia non saprebbe chiedere nemmeno del gabinetto. Sapeva solo chiedere gufi, ciottoli e ventagli sia al plurale che al singolare. Avrà saputo in tutto duecento vocaboli e scelti coi metro di essere eccezioni, non d’essere frequenti. Il risultato è che odiava anche il francese come si potrebbe odiare la matematica. Io le lingue le ho imparate coi dischi. Senza neanche accorgermene ho imparato prima le cose più utili e frequenti. Esattamente come s’impara l’italiano.
Quell’estate ero stato a Grenoble a lavar piatti in una trattoria . M’ero trovato subito a mio agio. Negli ostelli avevo comunicato con ragazzi d’Europa e d’Africa. Ero tornato deciso a imparare lingue a tutto spiano. Molte lingue male piuttosto che una bene. Pur di poter comunicare con tutti, conoscere uomini e problemi nuovi, ridere dei sacri confini delle patrie. Nei tre anni delle medie noi avevamo fatto due lingue invece di una: francese e inglese. Avevamo un vocabolario sufficiente a reggere qualsiasi discussione. Pur di non farla lunga su qualche sbaglio di grammatica. Ma la grammatica appare quasi solo scrivendo. Per leggere e parlare si può fare senza. Poi pian piano s’orecchia. Più tardi chi ci tiene può studiarla. Del resto con la nostra lingua si fa così. Si riceve la prima lezione di grammatica dopo otto anni che si parla. Dopo tre che si legge e che si scrive. Nei programmi nuovi son consigliati i dischi anche per voi. Ma i dischi vanno bene in una scuola a pieno tempo, dove le lingue si imparano per svago nelle ore di stanchezza. Un par d’ore al giorno sette giorni la settimana. Non tre ore la settimana come da voi.
Nelle vostre condizioni è meglio non adoprarli. Agli orali s’ebbe una sorpresa. I vostri ragazzi parevano pozzi di cultura francese. Per esempio parlavano con sicurezza dei castelli della Loira (10)
Più tardi si seppe che avevano fatto soltanto quello in tutto l’anno. Poi avevano in programma alcuni brani e li sapevano leggere e tradurre.
Se fosse capitato un ispettore avrebbero fatto più figura loro di noi. L’ispettore non esce dal programma. Eppure lo sapete voi e lui che quel francese non può servire a nulla. E allora per chi lo fate? Voi per l'ispettore: Lui per il provveditore. E lui per il ministro.
E' l'aspetto più sconcertante della vostra scuola: vive fine a se stessa.
Anche il fine dei vostri ragazzi è un mistero: forse non esiste, forse è volgare.
Giorno per giorno studiano per il registro, per la pagella, per il diploma. E intanto si distraggono dalle cose belle che studiano. Lingue, storia, scienze, tutto diventa voto e null'altro.
Dietro quei fogli di carta c'è solo interesse individuale. Il diploma è quattrini. Nessuno di voi lo dice. Ma stringi stringi il succo è quello. Per studiare bene nelle vostre scuole bisognerebbe essere arrivisti a 12 anni. A 12 anni gli arrivisti son pochi. Tant'è vero che la maggioranza dei vostri ragazzi odia la scuola. Il vostro invito volgare non meritava altra risposta.
Nella classe accanto c'è una sezione di inglese. Più ingannati che mai.
Lo so anch'io che l'inglese fa più comodo. Ma a saperlo. Non a cominciarlo appena come fate voi. Altro che gufi e ciottoli. Non sapevano neanche dire buonasera. E scoraggiati per sempre.
La prima lingua straniera è un avvenimento nella vita del ragazzo. Deve essere un successo, sennò guai. Noi s'è visto che in pratica è possibile soltanto col francese. Ogni volta che capitava un ospite straniero che parlava francese c'era qualche ragazzo che scopriva la gioia di intendere.
La sera stessa lo si vedeva prendere in mano i dischi di una terza lingua.
Il più l'aveva in mano: voglia, certezza che è possibile sfondare, mente già avviata nei problemi linguistici. Il problema di geometria faceva pensare a una scultura della biennale: "Un solido è formato da una semisfera sovrapposta a un cilindro la cui superficie è tre settimi di quella...".
Non esiste uno strumento che misuri le superfici. Dunque nella vita non può accadere mai di conoscere le superfici e non le dimensioni. Un problema così può nascere solo nella mente di un malato.
Nella Nuova Media queste cose non si vedranno più: I problemi partiranno "da considerazioni di carattere concreto".
Difatti la Carla quest'anno alla licenza ha avuto un problema moderno a base di caldaie: "Una caldaia ha la forma di una semisfera sovrapposta..." E di nuovo si parte dalle superfici. Meglio un professore all'antica, d'uno che crede di essere moderno perché ha mutato le etichette.
Il nostro era all'antica. Fra l'altro gli successe che nessuno dei suoi ragazzi riuscì a risolvere il problema. Dei nostri se la cavarono due su quattro. Risultato: ventisei bocciati su ventotto.
Lui raccontava in giro che gli era capitata una classe di cretini!
A chi toccava tenerlo a freno?
Poteva farlo il preside o il consiglio dei professori. Non lo fecero.
Potevano farlo i genitori. Ma finché avete il coltello dalla parte del manico i genitori staranno zitti. E allora o levarvi di mano ogni coltello (voti, pagelle, esami) o organizzare i genitori.
Un bel sindacato di babbi e mamme capace di ricordarvi che vi paghiamo noi per servirci, non per buttarci fuori.
In fondo sarebbe il vostro bene. Quelli che non ricevono critiche invecchiano male. S'estraniano alla storia che vive e progredisce. Diventano quelle povere creature che siete voi. 
La storia di quasi mezzo secolo era quella che sapevo meglio. Rivoluzione russa, fascismo, guerra, resistenza, liberazione dell'africa e dell'Asia. E' la storia in cui sono vissuti il nonno e il babbo.
Poi sapevo bene la storia in cui vivo io. Cioè il giornale  che a Barbiana leggevamo ogni giorno, ad alta voce, da cima a fondo.
Sotto gli esami due ore di scuola spese sul giornale ognuno se le strappa dalla sua avarizia. Perché non c'é nulla sul giornale che serva ai vostri esami. E' la riprova che c'è poco nella vostra scuola che serva nella vita.
Proprio per questo bisogna leggerlo. E' come gridarvi in faccia che un lurido certificato non è riuscito a trasformarci in bestie. Lo vogliamo solo per i nostri genitori. Ma politica e cronaca, cioè le sofferenze degli altri valgono più di voi e di noi stessi.
Quella professoressa s'era fermata alla prima guerra mondiale. Esattamente al punto dove la storia poteva riallacciarsi con la vita.E in tutto l'anno non aveva mai letto un giornale in classe. Dovevano esserle rimasti impressi i cartelli fascisti: "Qui non si parla di politica". 
Una volta la mamma di Giampiero le disse: "Eppure mi pare che il bambino da che va al doposcuola comunale sia migliorato tanto". La sera a casa lo vado leggere". "Leggere? sa cosa legge? la Costituzione! L'anno scorso aveva per il capo le ragazzine, quest'anno la Costituzione".
Quella povera donna pensò che fosse un libro sporco. La sera voleva far cazzottare Giampiero dal suo babbo.
Quella stessa professoressa a italiano voleva a tutti i costi le strane fiabe d'Omero (11). Ma almeno fosse stato Omero. Era il Monti! 
A Barbiana non s'era letto. Solo una volta per ridere, si prese un testo greco e si contò le parole di un canto. Centoquarantuno per cento! Ogni tre parole due sono d'Omero, una è parto della testolina del Monti. Ma il Monti chi è? Uno che ha qualcosa da dirci? Uno che parla la lingua che occorre a noi? Peggio ancora: è uno che scriveva una lingua che non era parlata neppure al tempo suo.
Un giorno insegnavo geografia a un ragazzetto cacciato fresco fresco dalla vostra media. Non sapeva nulla di nulla, ma per dire Gibilterra diceva Colonne d'Ercole (12).
Se lo immagina in Spagna a chiedere il biglietto a uno sportello ferroviario?

10 Loira = fiume della Francia.
11 Omero: antico poeta greco autore dell'Iliade e dell'Odissea. Vincenzo Monti: poeta del 1800. Ha tradotto l'Iliade in italiano.
12 Colonne d'Ercole: i poeti antichi chiamavano così lo stretto di Gibilterra. E' il passaggio tra il Mar Mediterraneo e l'Oceano Atlantico.

Quando la scuola è poca il programma va fatto badando solo alle urgenze.
Pierino del dottore ha tempo di leggere anche le novelle. Gianni no. Vi è scappato di mano a 15 anni. E' in officina. Non ha bisogno di sapere se è stato Giove a partorire Minerva o viceversa. Nel suo programma di italiano ci stava meglio il contratto dei metalmeccanici. Lei signora l'ha letto? Non si vergogna? E' la vita di mezzo milione di famiglie.
Che siete colti ve lo dite da voi. avete letto tutti gli stessi libri. Non c'è nessuno che vi chieda qualcosa di diverso.
Agli esami di ginnastica il professore ci buttò un pallone e ci disse: "Giocate a pallacanestro". Noi non si sapeva. Il professore ci guardò con disprezzo: "Ragazzi infelici".
Anche lui come voi. L'abilità di un rito convenzionale gli pareva importante. Disse al preside che non avevamo "educazione fisica" e voleva rimandarci a settembre.
Ognuno di noi era capace di arrampicarsi su una quercia. Lassù lasciar andare le mani e a colpi d'accetta buttar giù un ramo d'un quintale. Poi trascinarlo sulla neve fin sulla soglia di casa ai piedi della mamma.
Mi hanno raccontato di un signore a Firenze che sale in casa sua con l'ascensore. Poi s'è comprato un altro aggeggio costoso e fa finta di remare. Voi in educazione fisica gli dareste dieci.
Di latino naturalmente ne sapevamo poco. La Camera l'aveva già seppellito da due anni (14). Proprio in quell'anno avevano smesso di pretenderlo a Cambridge e Oxford (15). Ma i contadini del Mugello dovevano saperlo tutto. Passavano tra i banchi i professori solenni come sacerdoti. Custodi del lucignolo spento. Io sgranavo gli occhi su quella gente strana. Non avevo mai incontrato nulla di simile.

La Nuova Media

Abbiamo letto la legge e i programmi della Nuova Media.
La maggioranza delle cose scritte lì a noi ci vanno bene. E poi c'è il fatto che la nuova media esiste, è unica, è obbligatoria, è dispiaciuta alle destre. E' un fatto positivo.
Fa tristezza solo saperla nelle vostre mani. La rifarete classista come l'altra?
La media vecchia era classista soprattutto per l'orario e il calendario. La nuova non li ha mutati. Resta una scuola tagliata su misura dei ricchi. Di quelli che la cultura l'hanno in casa e vanno a scuola solo per mietere diplomi. Però c'è un filo di speranza nell'articolo tre. Istituisce un doposcuola di almeno dieci ore settimanali. Subito dopo lo stesso articolo vi offre la scappatoia per non farlo: il doposcuola verrà attuato "previo accertamento delle possibilità locali". Dunque la cosa è rimessa in mano vostra.
Nel primo anno della nuova media il doposcuola ha funzionato in quindici comuni sui 51 della provincia di Firenze. Nel secondo anno in sei comuni, raggiungendo il 7,1% dei ragazzi. L'anno scorso in cinque comuni, 2,9% dei ragazzi (16). Di doposcuola comunali non ne esiste più (17). 
Non potete accusare i genitori. Hanno capito che non ci tenete. Se no, servili come sono, v'avrebbero mandato i ragazzi non solo al doposcuola, ma anche a letto.

16 "La nuova scuola media al termine del primo triennio" Ufficio studi della provincia di Firenze. Giugno 1966.
17 "...dopo qualche coraggiosa esperienza degli anni passati non più ripetibile per il negativo atteggiamento dell'autorità tutoria, non esiste più alcun       doposcuola a gestione comunale" (ivi pag. 5)

Il sindaco di Vicchio, prima di riaprire il doposcuola comunale chiese il parere degli insegnanti di Stato. Arrivarono 15 lettere. Tredici contro e due a favore. Il motivo ricorrente era che se il doposcuola non è fatto bene è meglio non lo fare.
I ragazzi di paese erano per i bar e per le strade. Quelli di campagna nel campo. Di fronte a questa situazione il doposcuola non può mai sbagliare. E' buono tutto. E' buono perfino quell'aborto che voi chiamate scuola.
Se siete contrari al doposcuola io vi consiglio di non lo far vedere. La gente è maliziosa. Potrebbe pensare che fate lezioni private ai signorini.
Altri hanno in odio l'eguaglianza. Un preside a Firenze ha detto a una signora: "Non si preoccupi, lo mandi da me. La mia è la media meno unificata d'Italia".
Giocare il popolo sovrano è facile. Basta raccogliere in una sezione i ragazzi " per bene". Non importa conoscerli personalmente. Si guarda pagelle, età, luogo di residenza (campagna, città), luogo di origine (nord, sud), professione del padre, raccomandazioni. Così vivranno nella stessa scuola due, tre, quattro medie diverse. La A è la "Media Vecchia". Quella che fila bene. I Professori più stimati se la leticano. Un certo tipo di genitori si dà da fare per metterci il bambino. La B è già un po' meno e così via.
Tutta gente onorata. Il preside e i professori non fanno per sé, fanno per la Cultura.
Neanche quei genitori fanno per sé. Fanno per l'avvenire del bambino. Farsi strada a gomitate non sta bene, ma se si fa per lui diventa un dovere sacro. Avrebbero vergogna a non lo fare.
I genitori più poveri non fanno nulla. Non sospettano nemmeno che queste cose esistano. Anzi sono commossi. A tempo loro in campagna c'era solo la terza.
Se le cose non vanno, sarà perché il bambino non è tagliato per gli studi. "L'ha detto il professore. Che persona educata. Mi ha fatto sedere. Mi ha mostrato il registro. Un compito pieno di freghi blu. A noi non c'è toccato intelligente. Pazienza. Andrà nel campo come siamo andati noi".

Statistica

A questo punto lei ci obietterà che siamo capitati a far gli esami in scuole particolarmente disgraziate. Che per l'appunto anche da fuori ci son venute notizie tutte tristi. Che lei conosce decine di episodi veri come i nostri, ma che dimostrano il contrario. Allora facciamo così: abbandoniamo noi e lei le posizioni troppo passionali e scendiamo sul terreno scientifico. Riprendiamo il nostro racconto da capo, ma questa volta in cifre.
L'incarico delle statistiche l'ha preso Giancarlo. Ha 15 anni. E' un altro di quei ragazzi di paese che voi avete sentenziato disadatto agli studi.
Da noi carbura bene. Per esempio ora è quattro mesi che è immerso in queste cifre. Non gli pare arida nemmeno la matematica. Il miracolo educativo che abbiamo operato in lui ha una ricetta ben precisa. Noi gli si é offerto di studiare per uno scopo nobile: sentirsi fratello di 1.031.000 bocciati insieme a lui e godersi le gioie della vendetta per sé e per loro (18).
Decine di Annuari Statistici, decine di scuole visitate, altre raggiunte per corrispondenza, viaggi al Ministero e all'ISTAT per i dati mancanti, giornate intere alla calcolatrice (19).
Altri prima di noi avevano fatto lavori del genere. Ma son quei poveretti che non sanno tradurre i risultati in lingua di ogni giorno. Noi non li abbiamo letti. Voi insegnanti nemmeno. Così nessuno di voi ha un'idea chiara di quello che avviene nella scuola.
Si fece notare un professore che era venuto in visita da noi. S'offese a morte: "E' tredici anni che insegno. Ho conosciuto migliaia di ragazzi e genitori. Voi vedete le cose dal di fuori. Non siete addentro nei problemi della scuola".
Allora è addentro lui che ha conosciuto solo i ragazzi già selezionati. Più ne conosce e più vede distorto.
La scuola ha un problema solo. I ragazzi che perde.
La vostra "scuola dell'obbligo" ne perde per strada 462.000 l'anno (20). A questo punto gli unici incompetenti di scuola siete voi che li perdete e non tornate a cercarli. Non noi che li troviamo nei campi e nelle fabbriche e li conosciamo da vicino.
I problemi della scuola li vede la mamma di Gianni, lei che non sa leggere. Li capisce chi ha in cuore un ragazzo bocciato e ha la pazienza di metter gli occhi sulle statistiche. Allora le cifre si mettono a gridare contro di voi. Dicono che di Gianni ce n'è milioni e voi siete stupidi o cattivi.

20 La cifra è tratta dalla tavola A col procedimento della tavola C.

Temendo che le tavole statistiche le restassero indigeste le abbiamo messe in appendice. Qui nel testo le riduciamo a misura umana. Grandi quanto ce ne sta in un'aula che si abbraccia con uno sguardo affezionato (21).
La piramide abbiamo preferito tenerla qui (22). E' un simbolo che si imprime agli occhi.
Dalle elementari in su sembra tagliata a colpi d'ascia. Ogni colpo una creatura che va a lavorare prima di essere uguale.
Ma la piramide ha il difetto che mette sullo stesso foglio i ragazzi di 6 e 30 anni. Colpe vecchie e nuove. Proviamo allora a inseguire una leva di ragazzi lungo gli otto anni della scuola dell'obbligo. Mancando i dati più recenti seguiamo la leva 51 (23).
Entriamo il primo ottobre in una prima elementare. I ragazzi sono 32. A vederli sembrano eguali. In realtà c'è già dentro 5 ripetenti.
A sette anni, col grembiulino e il fiocco, già segnati col marchio del ritardo che pagheranno caro alle medie.
Prima di incominciare mancano già  tre ragazzi. La maestra non li conosce, ma son già stati a scuola. Hanno assaggiato la prima bocciatura e non son più tornati.
Se fossero tornati sarebbero con lei. In un certo senso li ha persi. Come si dice perso un mancato guadagno.
Anche nelle classi seguenti si ripeterà lo stesso fatto. Se fossimo cattivi potremmo contarvi ogni anno il doppio dei ragazzi persi: quelli che avete cacciato voi e quelli che mancano tra i ripetenti.
Se foste buone sareste voi a contarli (24).
Quelli che non son mai venuti a scuola non li contiamo. Non ne esiste una rilevazione su scala nazionale. Pare però che siano pochi. Per esempio qui in Mugello Giancarlo non ne ha trovati.
Comunque per loro non avremmo da rimproverarvi. Sarebbe colpa d'altri. Soprattutto dei parroci che hanno presente tutti il popolo e possono convincere i genitori o denunciarli

21 Abbiamo cioè immaginato che una prima elementare del 1957-58 di 32 ragazzi. Cioè 29.900 volte più piccola  del vero. Anche le cifre seguenti      sono in sc. 29.900. Chi preferisce le cifre originali le troverà in appendice alla tavola C 1951.
22  I dati per disegnare la piramide sono tratti dall'Annuario Statistico dell'Istruzione 1965.
23  La leva '52 sarebbe stata meglio perché è quella che ha inaugurato la Nuova Media. Mancano ancora troppi dati per poterla studiare a fondo. Per ora       un 
confronto tra le due medie è possibile solo sulle prime. E'sufficiente per dimostrare che non è cambiato nulla di sostanziale. Nella prima 62-63       (Vecchia Media)i bocciati furono il 33,3%. Nella prima 63-64 (Nuova Media) il 28,8%.
24 Per maggiori spiegazioni vedi in appendice le tavole B e C e le loro note

A giugno la maestra boccia 6 ragazzi (25). Disobbedisce alla legge del 24 dicembre 1957 che invita a portarseli dietro per i due anni del primo ciclo (26).
Ma la maestrina non accetta ordini dal popolo sovrano. Boccia e parte per il mare.
Bocciare è come sparare in un cespuglio. Forse era un ragazzo, forse una lepre. Si vedrà a comodo. Fino all'ottobre seguente non sapete cosa avete fatto. E' andato a lavorare o ripete? E se ripete gli farà bene o male? Si farà le basi per seguitare meglio o invecchierà malamente su programmi non adatti per lui?

25 abbiamo visto che la prima dell'anno precedente aveva invece 8 bocciati (3 persi più 5 ripetenti). La differenza è dovuta al minor numero di nati del      '51 e di ripetenti del 57-58. Qui nel testo per semplificare chiamiamo bocciati anche i ragazzi che si son ritirati durante l'anno. Nella documentazione       le due categorie sono invece distinte.
26 La scuola elementare è divisa in due cicli: I e II (primo ciclo), III IV e V (secondo ciclo) "L'insegnante non ammette l'alunno alla classe successiva      dello stesso ciclo soltanto in casi eccezionali (numero rilevante delle assenze, minorazioni psicofisiche su ciascuno dei quali fornisce al direttore      didattico motivata relazione scritta". Nei primi 5 anni di applicazione della legge i bocciati  sono stati il 15,14%, quelli di seconda classe il 16,88%.      In una scuola funzionante (classi differenziali, ecc.) come quella di Vicchio i bocciati di prima scendono alò 6.9% (1965-66).
27 Da qui in poi potrà essere utile tenere sott'occhio il disegno di pag. 56 o meglio ancora la tavola D.
28 Nel nostro testo Pierino è il simbolo dei 30.000 ragazzi che ogni anno saltano la prima. Vedi tavola E e sua nota.
29 Cromosomi: quei cosini microscopici che fanno somigliare i figlioli ai genitori.

Forse la maestra non se ne dà pensiero perché li sa al sicuro nella classe accanto. Forse se li è già dimenticati. Per lei che ne ha 32, un ragazzo è una frazione. Per il ragazzo la maestra è molto di più. Ne ha avuta una sola e l'ha cacciato.
Gli altri due non sono tornati a scuola. Sono a lavorare nei campi. In tutto quello che mangiamo c'è un po' della loro fatica analfabeta.
In tutto 6 mamme hanno già saputo che cos'è la vostra scuola. quattro si son viste il bambino sradicato dalla sua classe e dai suoi affetti. Esiliato a invecchiare tra i compagni sempre più giovani.
Due se lo son visto tagliato fuori per sempre.
Le mamme non sono sante. Non vedono più in là del loro uscio. E' un difetto grosso. Ma il bambino è di qua dall'uscio. Lui almeno non lo potranno mai dimenticare.
La maestra invece è difesa dalla sua smemoratezza di mamma a mezzo servizio. Chi manca ha il difetto che non si vede. Ci vorranno una croce o una bara sul suo banco per ricordarlo.
Invece al suo posto c'è un ragazzo nuovo. Un disgraziato come lui. La maestra gli s'è già affezionata.
Le maestre sono come i preti e le puttane. Si innamorano alla svelta delle creature. Se poi le perdono non hanno tempo di piangere. Il mondo è una famiglia immensa. C'è tante creature da servire.
E' bello vedere di là dall'uscio della propria casa. Bisogna soltanto essere sicuri di non aver cacciato nessuno con le nostre mani.
Alla fine delle elementari 11 ragazzi hanno già lasciato la scuola per colpa delle maestre. "La scuola è aperta a tutti. Tutti i cittadini hanno diritto a otto anni di scuola. Tutti i cittadini sono uguali". Ma quegli 11 no.
Due hanno eguaglianza zero. Per firmare anno una croce. Uno ha un ottavo di eguaglianza. Sa firmare. Gli altri hanno 2, 3, 4, 5 ottavi di eguaglianza. Leggono un po' alla meglio, ma non leggono il giornale.
Neanche uno di loro è figlio di signori. La cosa è così evidente che fa sorridere. I contadini hanno avuto gli assegni familiari solo ora (30). Cinquantaquattro lire al giorno per figliolo. Gli operai ne prendono 187 (31).
Non sarà la maestra che ha messo queste leggi. Ma lo sa che ci sono. A ogni bocciatura ha messo i poveri in tentazione d'andarsene. I ricchi no.
La tentazione del lavoro pesa sui poveri in età diverse secondo se sono contadini o operai. Gli 11 ragazzi che sono andati a lavorare nei cinque anni delle elementari avevano dai sette ai quattordici anni. La maggioranza erano contadini o comunque gente che vive in case isolate dove c'è sempre qualche faccenda da dare anche a un bambino piccolo (32).
Lo Stato s'è scordato di loro. Non li scrive più nel registro scolastico e non li scrive ancora in quello delle forze di lavoro. Eppure lavorano e fra le righe della legge si scopre che si sa, ma non si dice.
La legge 29-1-1961 "sulla tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli" proibisce il lavoro prima dei 15 anni. Non vale per l'agricoltura. E' giusto. La razza inferiore non ha fanciulli. Siamo tutti uomini prima del tempo. L'articolo 205 del testo unico INAIL stabilisce che ai contadini si paga l'infortunio sul lavoro dai 12 anni in su. Dunque si sa che lavoriamo.

30 1° gennaio 1967.
31 Gli assegni sono i realtà un po' più alti. Ma si riscuotono solo nei giorni lavorativi mentre i figlioli dei poveri hanno il vizio di mangiare anche di      domenica. 
32 Non occorre provarlo. Comunque nella tavola a pag. 43 vedi una nostra rilevazione su un comune della provincia di Firenze (anni scolastici 1963-4,      1964-5, 1965-6). Nella categoria "super" abbiamo messo impiegati (piccoli e grandi), insegnanti, professionisti, imprenditori, dirigenti.

Nonostante tutti questi persi, sulla piramide il colpo d'occhio fa onore ai maestri elementari. La forma di piramide comincia solo alle medie. Difatti a prima la maestra aveva 32 ragazzi. A quinta ne ha 28. Si direbbe che ne abbia persi 4 soli. La realtà è che ne ha persi 20 (33). Come si possa perdere 20 ragazzi su 32 e averne ancora 28 è un mistero che va spiegato (34). 
Provi a guardare un lago sull'atlante. sembra tant'acqua e invece è esattamente quella del fiume. Ha solo rallentato. Perde tempo, occupa tanto posto. Poi riprende a correre e si vede che è un fiume uguale a prima.
Il lago sono le scuole elementari. Se un ragazzo passa sempre occupa 5 banchi. Se ripete ne occupa 6, 7, 8... Pierino benemerito ne occupa 4 soli.
Quando smetterete di bocciare risolverete il un colpo anche il problema delle aule.

33 Questo dato è tratto come gli altri dalle statistiche su scala nazionale. E' perciò inferiore al vero perché non vi appaiono le migrazioni interne       (sud- nord, montagna-pianura, campagna-città).
34 Il prof. Dino Pieraccioni membro del Consiglio Superiore dell'Istruzione ha dichiarato a un giornalista (15-2-1967) . "... scarso livello di preparazione      dei ragazzi della scuola elementare, dove, com'è noto, nessuno o quasi viene bocciato". 

Tutto il problema si capisce meglio sulla tavola a colori. Se tutto andasse bene ogni colonna sarebbe di un colore solo. E' invece c'è un mucchio di colori fuori posto.
Provi a interessarsi solamente del giallo. Sono i nati nel 50. La strisciolina gialla fuori posto a sinistra sono i pierini.
La parte grossa che vien giù verticale sono i ragazzi dell'anno giusto. Sono quelli che non sono stati mai bocciati. s'assottiglia sempre. A terza media è già un gruppetto privilegiato quasi quanto i pierini.
La sventagliata di gialli a destra sono i ripetenti.
La mamma di Gianni ha visto il grafico. Le abbiamo detto che il giallo è Gianni. L' ha seguito col dito. a ogni bocciatura un po' più a destra. Sempre più lontano, più isolato, più diverso.
Per la maestra è spazzatura che ha scaricato gentilmente sulle colleghe. Ma chi la fa l'aspetti. Da sinistra glie n'è arrivata pressappoco altrettanta.
In tutto nei cinque anni, ha avuto per le mani 48 ragazzi e ne consegna 23 (35) . I 29 Gianni le son passati per la classe trasversalmente senza lasciare traccia. Dei 32 ragazzi che ha avuti in consegna in prima gli n'è rimasti 19.
E' alle medie che appare il danno che hanno avuto i 18 dispersi nelle leve seguenti. Sono invecchiati. E invecchiare è proibito. Finché l'obbligo scolastico era 5 anni era diverso. Sei più 5 fa undici. Prima dell'età del lavoro c'era ancora spazio per due o tre bocciature. Oggi invece 6 più 8 quattordici. Il libretto di lavoro si può fare a 15 anni (36).
All'apparenza c'è ancora spazio per bocciare una volta. Ma a questo punto occhio al mese di nascita. Il più grande dei ragazzi iscritti a prima elementare in regola è di gennaio. Ha sei anni e nove mesi.
Contandoli a uno a uno si scopre che tre quarti dei ragazzi si iscrivono a prima con più di sei anni (37). Non possono bocciare neanche una volta.
Se la maestra muore dalla voglia di bocciare potrebbe sfogarsi sui figlioli dei ricchi.
Io lo concorderei con i genitori: "Pierino è piccolo, davanti alle scelte della vita arriverà immaturo. Che ne dice dottore se lo fermassimo un anno?".
Non  vedo l'ora di diventare maestro per levarmi questa soddisfazione. Magari con un nipotino suo.
Ma la maestra non la pensa come me. Pierino passa sempre (38). Strano. Lui che è così giovane. A sentire gli psicologi dovrebbe essere in difficoltà (39). Potenza dei cromosomi di dottore! Pierino si è trovato in quinta a nove anni (40). E' vissuto sempre tra compagni più maturi. Non è maturato, ma si è allenato a affrontare adulti. E' di quelli che saranno disinvolti con lei.
Gianni invece è stato sempre a scuola con bambini più piccoli di lui. Fa un po' il prepotente con loro, ma davanti ai giornalisti non apre bocca.

In prima media i ragazzi sono 22 (41). Per la professoressa son tutti visi nuovi. Degli 11 persi lei non sa nulla. anzi è convinta che non manchi nessuno. Qualche volta brontola: "Ora che vengono a scuola tutti non è possibile far scuola. arrivano dei ragazzi analfabeti".
Ha studiato latino, ma non ha mai visto un Annuario Statistico.
E non le basterebbe. Bisogna che si studi anche le età sul registro. Ci son visucci puerili e corporature esili che ingannano.
All'anagrafe non guardano in faccia. Chi ha l'età riceve il libretto di lavoro. Le può scappare di scuola da un momento all'altro.
Il meglio sarebbe che ogni ragazzo portasse un cartello: " Ho 13 anni, non mi bocci".
Ma il cartello non lo porta nessuno. E i professori sul registro non guardano l'anno di nascita. Guardano i voti. Forse qualcuno è in buona fede. Forse addirittura s'è proposto di salvare i più vecchi. Poi lì davanti a un compito pieno di errori s'è dimenticato tutti propositi.
Il fatto è che la bocciatura colpisce inesorabilmente i ragazzi più vecchi (42). quelli che hanno il lavoro a portata di mano. Invece passano quei ragazzucci che sono in regola con l'età. Non hanno avuto motivo di bocciare negli anni scorsi. Non l'anno nemmeno ora.
La loro casa non è proprio come quella di Pierino, ma è evidente che ci manca poco.
La classe vien falciata così (43).

Bocciando i più vecchi i professori hanno colpito anche i più poveri.
abbiamo fatto una rilevazione sul mestiere del babbo degli invecchiati nelle elementari.
I risultati si leggono nella pagina a pag. 52 (44). 
Gianni ha ormai 14 anni e dovrebbe ricominciare la prima media. A questo punto seguitare diventa quasi assurdo. Anche passando sempre finirebbe le medie a 17 anni.
La noia della scuola è al colmo. Il lavoro è facile a trovarsi (45). Tra pochi mesi è anche legale.
Gianni sa bene che non è bello lavorare, ma ha voglia di riportare la busta. Gli secca d'essere rimproverato d'ogni soldo che spende. I genitori stessi insistono sempre più debolmente. Ci voleva in loro e nei ragazzi una costanza che è di pochi. Una passione per gli studi nata da sé e così forte da non lasciarsi abbattere dagli insuccessi.
Ci voleva una mano da parte vostra. La mano l'avete stesa per farlo ruzzolare.
Forse non ne avevate l'intenzione. Certo ha colpa anche la maestra che ve l'ha consegnato così vecchio. Avrà colpa anche il mondo, avrà colpa anche Gianni.
Ma quando la professoressa vede un ragazzo a servirla dell'ortolano non vorrei esser lei che l'ha bocciato. 
Sarebbe tutta un'altra cosa potergli dire: "Perché non torni a scuola? Ti ho passato apposta perché tu tornassi. Senza di te la scuola non sa di nulla".

36 Ma attenzione. Qualcuno potrebbe trovar lavoro illegalmente anche a 13-14 anni. E perfino "legalmente". Nell'anno da noi considerato c'erano      129.000 ragazzi dai 10 ai 14 anni che lavoravano con autorizzazione speciale! ("Rilevazione nazionale delle forze di lavoro 20 ottobre 1962" ISTAT      1963).
37 Il dato è semplificato supponendo che il numero dei nati sia eguale ogni mese e che tutti iscrivano i ragazzi a prima non appena abbiano l'età legale.      Mancando una rilevazione nazionale abbiamo provato a farla in due comuni vicini ottenendo cifre superiori ai tre quarti (78% e 81%).
38 Prima prova:Fin dall'idoneità alla seconda Pierino è passato più facilmente che non gli interni. Per esempio nell'anno 62-63 furono promossi l'87,6%      degli interni e il 96,9% dei privatisti. Il fenomeno del vantaggio dei privatisti si ripete per tutte le elementari. Dalla media inpoi avviene il contrario      ("Annuario Statistico Italiano 1965" tav.90 e 97). Seconda prova: Il numero dei pierini non diminuisce anzi tende a aumentare (se ne aggiunge      qualcuno che salta un anno). In seconda (59-60) ci sono 30.000 pierini. Quattro anni dopo in prima media 34.000 (vedi tavola E).
39 Psicologi: quelli che pensano di poter studiare in modo scientifico l'animo dell'uomo.
40 Qui e nell'illustrazione che segue le età sono riferite all'ottobre. La ripartizione per età è tratta da "Distribuzione per età degli alunni delle scuole      elementari e 
medie" ISTAT 1963 (nostra tavola E).
41 Perché il quadro dei ragazzi persi resti più chiaro conserviamo anche per le scuole medie la scala 1: 29.000. In realtà alle medie il numero delle      sezioni è molto diminuito e diminuisce ancora lungo il corso. Per questo gli insegnanti non vedono mai classi così piccole e non riescono a farsi      un'idea della selezione ce è stata     operata.
43 Nel disegno le età sono riferite alla fine dell'anno per cui i pierini hanno ormai 11 anni e così via. Il disegno si basa sulla tavola E per la divisione      secondo l'età e sulla tavola F per l'età dei bocciati.
44 I dati si riferiscono alle III, IV e V elementari di 35 scuole della provincia di Firenze, Milano, Mantova per un totale di 2252 ragazzi (anni scolastici      1965 - 6, 1966-7). Per la categoria "super" vedi nota 32 a pag. 44.
45 Con l'attuale disciplina dell'apprendistato (legge del gennaio 1955) l'assunzione degli apprendisti è diventata conveniente. Nelle zone più sviluppate i      ragazzi vengono cercati anche a casa mentre forse il babbo manovale ha difficoltà a trovare lavoro. Per esempio. in provincia di Firenze, Prato ha due      primati: quello dello sviluppo industriale e quello dell'evasione all'obbligo scolastico (vedi "l'adempimento dell' obbligo scolastico" Ufficio Studi della      provincia di Firenze 1966).

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