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FRANCESCO FA BENE ALL'ITALIA
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.11.
Ci
piace Nanni Moretti
18 marzo 2001
Siamo
andati in cinque a vedere "La stanza del figlio" al cinema "Nuovo
Sacher" a Trastevere. C'era un sacco di gente in fila. Abbiamo dovuto prendere
i biglietti nel pomeriggio per lo spettacolo delle dieci e mezza di sera. All'uscita
i nostri pareri erano contrastanti. Andavano da "film sopravvalutato dalla
critica" di mio fratello, al "lentezza francese insopportabile"degli
altri. Alcune scene a me sono sembrate belle. Specie quella dove in macchina
cantano tutti e quattro, Nanni, con Laura Morante e i due figli. E' qualcosa
di vicinissimo alla perfezione per quanto è "giocata" con semplicità;
così naturale da apparire addirittura surreale, sognata.
"Non
si può salvare un film solo per qualche scena - dice convinto Miki mio figlio
piccolo- e aggiunge che a lui è piaciuta solo la parte dell'inizio, ironica,
umoristica. Avrebbe dovuto continuare così
ancora a lungo - dice ancora - e far morire il ragazzo più tardi".
Sì, forse Miki ha ragione. Mi interessa il gusto critico dei suoi quattordici anni. Credo anch'io che sarebbe stato meglio evitare quella lunghissima fase del dolore recitata, non coinvolgente perché inaccettabile nell'esposizione dilatata. Da Nanni Moretti ci si aspetta una scrittura meno scontata dei dolori dell'esistenza. Più intensa ma emergente a tratti, magari in una frase; oppure ripiegata in azioni da comprendere con osservazione attenta. Specie se si vuol tradurre, come alcuni hanno fatto, in chiave psicanalitica e rappresentare quella morte come l'addio alla fase della giovinezza.
.
12. Indro
Montanelli: la coscienza dei ragazzi
"A
quei ragazzi nessuno aveva insegnato a distinguere il bene dal male
Non accuso i genitori: magari ci avevano provato. Di sicuro, tuttavia,
non sono riusciti a costruire la coscienza dei loro figli. La coscienza
non impedisce il male, ma tenta di resistergli perché lo riconosce. La
coscienza ci accompagna, ci segue, suona un campanello d'allarme anche
quando fingiamo di non sentirla. Ma bisogna avercela. "Costruire
la coscienza": non avevo mai usato prima d'ora questa espressione,
ma mi sembra adeguata. E' un compito magnifico e gravoso, che spetta a
genitori, insegnanti e educatori (basta un allenatore o un capo scout,
talvolta). Ripeto, non sto dicendo che quei disgraziati genitori di Novi
Ligure non ci abbiano provato. Di certo, hanno fallito. Quelle erano anime
vuote. E questo è orrore che va ad aggiungersi all'orrore, e rende banali
le nostre parole".
(La stanza di Montanelli di venerdì 16 marzo, Corriere della Sera) |
Montanelli
ha trovato le parole giuste per mettere a fuoco un problema che prima o poi
tutti i genitori o gli educatori si trovano a dover affrontare. Chissà se leggere
qualche libro in più può aiutare a comprendere meglio l'importanza che le nostre
azioni hanno quando il futuro nostro e dei nostri figli dipende in gran parte
anche da noi. Colette Dowling ne "La sindrome di Biancaneve" (autrice
anche del best seller mondiale "Il Complesso di Cenerentola") spiega
cosa spinge una giovane ragazza, una figlia, a farsi del male nella ricerca
del suo io. Un testo scritto "contro la presenza ossessiva della madre,
per la conquista di una maturità felice ed equilibrata"; un lavoro interessante
che vede le madri come "regine" per i loro figli piccoli che hanno
bisogno di idealizzarle. In un rapporto normale, crescendo, si supera questo
bisogno, però in alcuni casi, la madre che si interiorizza come "grande"
, come Regina con la iniziale maiuscola deruba sua figlia della possibilità
di sviluppare un suo io. Il problema è complesso e non si può certo sintetizzare.
Una cosa è però certa, la bambina che ha ucciso la madre e il fratello non ha
alcuna stima di se stessa. E' vuota di contenuti, vuota di amor proprio, vuota
di principi.
Un'altro
aspetto mi pare giusto sottolineare. Non credo che si possa con i nostri discorsi
limitare la responsabilità su quello che quei ragazzi hanno compiuto. Non si
può renderli liberi come se nulla fosse accaduto. La nostra società, deve, per
essere sana, stabilire dei confini oltre i quali non si può giungere impunemente.
Perciò i casi sono due. O i ragazzi non sono in grado di intendere e di volere
e conseguentemente vanno curati in luogo adatto dove sia impedito loro di nuocere
a se stessi e agli altri, oppure sono in grado di capire. Forse hanno agito
sotto l'effetto di droghe devastanti, e questo lo spero fortemente per dare
un nome alla efferatezza e alla ferocia. Però, droga o non droga. Noi società
dobbiamo porre l'alt, e usare fermezza nel giudicare e giustamente attribuire
una giusta pena a chi ha sbagliato. Perché, occorre capire, questi ed altri
autori di delitti disumani e brutali, o non sono in grado di intendere e vanno
curati e controllati, o intendono e non gliene importa nulla. E' necessario
in entrambi i casi impedire che ripetano le manifestazioni della loro indifferenza
verso la sofferenza degli altri.
Anche
e soprattutto nel caso che si siano resi conto della crudeltà, della cattiveria
che hanno in corpo; se si sono pentiti ed intendono porre rimedio. Sono convinta
che l'unico modo per rimediare nei confronti delle persone uccise o offese,
nei confronti della società incredula e impaurita, soprattutto nei confronti
di se stessi è quello di espiare. Questo dovrebbe desiderare fortemente ogni
persona che abbia veramente compreso il male arrecato. Espiare. E l'espiazione
si affronta in un unico modo: la sofferenza. Anche quella della segregazione.
In cella, con se stessi, il proprio rimorso, le notti insonni e qualche buon
libro che dipana i nodi al cervello e inserisce gocce di umanità in quell'anima
senza contenuti. E quanto più si comprende il male che si è compiuto, tanto
più si ha il bisogno di espiare. Altro che partire per le isole Mauritius alla
faccia dei corpi massacrati!
Qualche
libro aiuta.
Occorre
leggere. Nutrimento, pane della nostra formazione. Dire "siamo ciò che
leggiamo" è esagerato, ma leggere ci permette di uscire da noi stessi per
entrare nella mentalità, la cultura, la conoscenza degli altri. Orizzonti nuovi
ci si prospettano, e viaggi verso luoghi, concetti, teorie a noi sconosciute.
L'amore
aiuta. L'esempio aiuta. Gli incontri con persone sagge colmano i vuoti della
nostra esistenza. Ma in mancanza d'altro un libro gratifica e risponde a qualche
nostra domanda.
Di solito non ricordo dopo un certo tempo il nome dell'autore, o il titolo del libro letto. Dico " P. qualcosa M. qualcosa”, hanno scritto un bellissimo libro che si intitola “F. qualcosa". Il concetto, il messaggio del testo però non lo dimentico più. I nomi non li ricordo, a meno che non desideri accantonarli nella memoria per poi ricordare. Agisco come quando sul computer clicchiamo "salva con nome" per sapere dove andare a ripescare il file che ci interessa. Devo per forza "scegliere" di ricordare, se voglio ricordare, altrimenti rammento solo il concetto, il clima, del libro che ho letto. Come quando si butta un secchio d'acqua contro un muro. Sembra che il liquido vada tutto perso ricadendo a terra, invece parte è stata assorbita dalla porosità del muro.
12.1
Si
chiama “U. qualcosa”, l'autrice del testo che mi è tornato in mente mentre scrivo.
Il titolo lo ricordo perché è estremamente facile. Si chiama "Se mi vuoi
bene dimmi di no". In cassapanca dove tengo parte dei miei libri personali
per preservarli dall'umidità della mia casa, lo trovo: è Giuliana Ukmar. L'autrice
è medico neuropsichiatra, psicoterapeuta della famiglia e della coppia. Coordina
un'istituzione pubblica per la gestione dell'handicap infantile.
Il
testo spiega in maniera esauriente cos'è il "delirio di onnipotenza"
che danneggia alcuni bambini e impedisce loro di crescere. Molti sono gli esempi
che la Ukmar porta a dimostrazione delle sue teorie. Narra la storia di suoi
pazienti, che andati in cura ormai da adulti o adolescenti avevano trascorso
l'infanzia durante la quale nessuno aveva messo freni al loro delirio di onnipotenza.
Riporto subito un passo interessante per introdurre l'argomento:
"Eh,
già! L'angoscia! Ma perché stanno tanto male i bambini onnipotenti? Perché
non si godono
la loro parentela con Dio in beatitudine, ma sono invece sempre tesi,
sempre arrabbiati
ed |
L'aspetto
che più di tutti la Ukmar evidenza è quello del disagio che l'atteggiamento
troppo permissivo dei genitori porta nella vita del bambini. Lo stesso Benjamin
Spock ha ritenuto utile, pochi anni fa, precisare il suo pensiero, a suo dire
travisato da gran parte di genitori degli anni Sessanta; permissivi fino al
punto di farsi camminare addosso. La libertà di cui Spock diceva che i ragazzi
hanno necessità è la libertà di espressione, l'incoraggiamento alle loro attitudini,
non certamente la libertà di essere maleducati e passare la giornata davanti
alla televisione a guardare film di violenza.
Anch'io penso che abbandonare i bambini per giornate intere in balìa di se stessi, concede una sola libertà:
quella
dei genitori di alleggerire l'impegno di educatori. Diciamolo, è più obbligante
giocare con loro, seguirli nei compiti o lasciarli "liberi" di stare
per conto loro? E quando la baby sitter è bugiarda come la Televisione alla
quale li affidiamo, quali possono essere i risultati?
"Cattiva
maestra televisione", oltre che menzognera, la definisce Popper nel suo
diffusissimo saggio dove intende mandare tutti i responsabili di programmazione
tv a scuola di Comunicazione. Non ha torto. Troppo spesso la tv è l'unico "educatore"
che hanno i bambini durante le molte ore di sovraesposizione ai programmi per
bambini e per adulti.
Demonizzare
il mezzo elettronico? No, perché non tutto è negativo. L'errore sta nel non
capire che insieme al piacere di vedere un film o una pubblicità il bambino
e poi l'adolescente devono sviluppare il senso critico. Sapere quando occorre
distaccarsi dal messaggio magari sviluppando ironia e senso dell'humour.
Se
il bambino ridendo afferma: "Non voglio questo tonno perché sicuramente
non aveva la pinna blu", sarà perché la madre o il padre gli avranno detto,
osservando la pubblicità: "Domani vado al negozio a comprare il tonno che
questi pescatori hanno rifiutato. Chissà quanti tonni a buon mercato troveremo,
dato che per uno con la pinna blu decine senza la pinna blu sono stati ributtati
in mare!"
L'onnipotenza
mi pare che mal si concili con l'umorismo. L'umorismo è l'intelligenza dei semplici.
E il senso di onnipotenza di cui soffrono molti bambini che poi diventano adulti
gli impedisce di godersi la vita e il poco o tanto che offre. Il guaio è che
non tutti vanno in terapia dalla Ukmar o da altri bravi psicoterapeuti.
I
loro capricci, accolti, misurano la debolezza degli educatori, padre o madre
che siano. E quanto più il loro delirio aumenta tanto più i bambini sono spaventati
perché si chiedono: "Se mio padre e mia madre mi temono al punto tale da
concedermi ogni cosa. Se basta che io piagnucoli o strilli per avere tutto;
se i mie genitori sono così deboli, a me chi mi difende dal mondo?"
La risposta di Montanelli che ho trascritto all'inizio, concorda con ciò che Giuliana Ukmar scrive a proposito del gran numero di adolescenti che negli ultimi anni uccide i genitori:
12.2
Nega
i soldi al figlio - Uccisa a forbiciate
Quando
comparvero i primi casi, ritagliai religiosamente gli articoli dei giornali
e li misi da parte, sapevo che mi sarebbero potuti servire anche se non
sapevo ancora a che cosa. Devono essere rimasti sotto qualche mucchio
di carte sulla mia scrivania. Ormai ci ho rinunciato. Giuliana
Ukmar, edizioni Franco Angeli/LE COMETE) |
.
13.
E'
la madre di Pietro Tricone docente universitario e scrittore di libri di testo
che pubblica per Zanichelli. Fa parte del mio gruppo di Ostia. Partecipa ai
dibattiti politici, alle cene elettorali. Ha le idee chiare. Viene sempre accompagnata
da Renata Natali, un'altra deliziosa scrittrice col cuore da fanciulla. Credo
che le due amiche abbiano intorno ai settant'anni e sono innamoratissime di
Rutelli. Del Sindaco prima e adesso del candidato premier. Elencano tutte le
opere che sono state fatte durante i sette anni della sua permanenza in Campidoglio.
Lo definiscono con vocaboli che non sono originali, con lodi scontate di chi
è mosso da un'ammirazione sconfinata. Le ascolto, mentre le loro asserzioni
sono confutate una per una da dei nostri vicini di tavolino, nel bar dove stiamo
consumando un the. Sono due uomini e una donna, ammiratori di Berlusconi.
Dicono
Renata e l'amica:
"Rutelli
ha realizzato, da sindaco, 176 chilometri di ferrovia nuova e 4,5 chilometri
di metropolitana con cinque stazioni nuove".
E
gli oppositori di rimando: "Le
strade sono piene di buche!"
Riprendono
a dire, leggendo i dati da un volantino, che il numero degli omicidi a Roma
è sceso del 35,5% e i furti diminuiti del 21,3%. I berlusconiani negano che
i dati siano esatti affermando che ci sono chissà quali trucchi nella rilevazione.
Timidamente le due amiche fanno presente che per la prima volta si è visto a
Roma, durante il governo Rutelli il sistema dell'orologio che segnava il tempo
della fine dei lavori. Gli altri obiettano che però Rutelli non ama le periferie.
“Ma
se ha costruito 130 piazze in periferia!”
rispondono.
"Cara
Renata e cara Luisa - dico alle due tenerissime fan di Francesco - non ci sono
elogi che non siano subito ribaltabili dalla parte avversa. Avete detto che
Rutelli è elegante, che è bello, che è bravo, che è ambientalista, che è rispettoso
dell'opinione degli altri, che è democratico, semplice, alla mano. Sono tutte
parole che si possono controbattere con un'unica affermazione. Se la è inventata
Berlusconi ma la ripetono spesso i suoi seguaci:
"E'
un uomo di facciata". Questo dicono quando non hanno argomenti. Un uomo con la maschera,
la personificazione di altre entità che lo muovono e se ne servono per governarlo
una volta che dovesse diventare Premier".
"Com'è
possibile?" mi domanda Renata sgomenta. Non è vero!
"E'
però questo che direbbero, che dicono di lui. E si sono inventati questa trovata
perché è suggestiva".
"Non
c'è niente di più falso perché, perché... " dice Renata cercando una definizione
che sgomberi il campo da quelle accuse che la preoccupano, "Non è vero
che lui ha la maschera... perché, perché..."
"Perché
Rutelli è trasparente!" conclude Luisa.
"Giusto,
Rutelli è... trasparente!" conferma Renata con un lampo di gioia negli
occhi.
"Trasparente?
Dire che è trasparente può essere un'arma a doppio taglio", faccio presente.
Poi ci ripenso. " Grande intuizione - dico loro - la trasparenza di Rutelli...
Suo sommo difetto, sua grande virtù...". E spiego meglio il mio pensiero:
"Francesco
Rutelli gioca a carte scoperte. Sappiamo tutti dove è diretto. Sanno tutti quali
sono le sue ambizioni. La sua candidatura è un atto di coraggio in cui pochissimi
credevano all'inizio, ma che via via che si procede inoltrandosi nella campagna
elettorale molti cominciano ad appoggiare.
Salgono,
pochi per volta, lentamente, ma salgono sul treno. Un mezzo, quello di Francesco,
con tanti vagoni, anche questi
trasparenti. Ogni vagone è abitato da persone che apportano contributi alla
riuscita del viaggio.
Vogliamo
capire chi c'è sul treno ideale?
Stabiliamo
prima che il mezzo diretto alla Presidenza del Consiglio è partito già qualche
anno fa. Le persone vicine a Francesco sapevano da tempo di questa sua ambizione
a governare l'Italia. Lui, molti lo hanno capito, non va pazzo per il denaro,
le auto di lusso la vita da nababbo, il conto in banca. Francesco uscì un giorno
degli anni Settanta dalla casa del padre architetto per dimostrare che nella
vita doveva esperimentare aspetti dell'esistenza che lo interessavano di più
di quelli del mondo della borghesia romana nella quale viveva.
Berlusconi
afferma che Rutelli non ha mai lavorato. Non è vero. Probabilmente il Cavaliere
ha una concezione del lavoro parziale, non conoscendo la capacità che hanno
alcune persone di lavorare annullandosi
pur di raggiungere uno scopo vicino ai loro ideali. Spesso questa felice riuscita
purtroppo non avviene e allora, talune persone, pur avendo lavorato tantissimo,
sembra che non abbiano fatto nulla.
Bisogna
scegliere quindi. Valutiamo la mole di lavoro che ognuno affronta basandoci
sul conto in banca?
Non
è un sistema valido. Bisognerebbe dimostrare che i minatori hanno investimenti
e conti a dieci zeri.
Lavorare per il denaro è in fondo non troppo difficile. Io stessa ne ho esperienza e ho intravisto più occasioni nella vita per arricchirmi lavorando. Non ho scelto quella strada, non perché non mi piacesse lavorare, ma perché non capivo che soddisfazione avrei avuto ad ammazzarmi di lavoro per arricchirmi di denaro. Sono una dannata idealista. E' così. E taluni disprezzano le persone come me che apparentemente non ricavano un ragno dal buco. Persone che non lavorano? Niente affatto. Lavorano tre volte di più della media però non si arricchiscono di denaro. I soldi possono arrivare nella loro vita, e se arrivano vengono accolti con piacere e rispetto, intendiamoci; però non è per i biglietti di banca che molti si alzano la mattina.
Rutelli
è una di queste persone
13.1
I
segreti di Francesco
Lo
sappiamo tutti. Lo sanno anche i bambini.
E'
partito con l'incoraggiamento di chi era a lui più vicino da tempo.
La
conferma del suo progetto l'ho avuta lo scorso anno. Rutelli offrì una cena
sulla terrazza Caffarelli a tutti i candidati alla Regione Lazio. Ero tra le
persone che avevano accettato una candidatura "di esperienza" come
dico io. Naturalmente non ero stata eletta, però, il mese di lavoro per me stessa,
sperimentando, questa volta, sistemi di comunicazione insoliti, mi è servito
ad aggiungere preziose novità alle mie conoscenze sulla comunicazione.
Mi
è costato un po' di soldi e tanta fatica. Non ne ho ricavato l'incarico istituzionale
e questo era prevedibile; però ho accantonato i dati poiché come sempre, non
butto via niente. E quel mese di campagna elettorale per me medesima l'ho riposto
in un "file" del cervello che ho "salvato con nome" e che
prima o poi andrò a recuperare perché mi tornerà utile.
Torniamo
in terrazza. Che meraviglia! Non ci ero mai stata. Roma vista da lì è ancora
più bella. Di sera poi. Tutte le luci della città con i monumenti illuminati
e identificabili per il sapiente apporto di luci che ne delineano i contorni;
e così le chiese e le cupole.
Francesco
Rutelli passa tra i tavoli e saluta tutti. Stringe decine di mani. Conversa
qui e là. C'è una elegantissima Carla Fracci,
Paolo Gentiloni, Alessandro Battisti con la segretaria Eleonora. Miriam,
Raffaella e le altre segretarie del movimento. Poi Milana, Fellah, Gargano,
Capponi, Ninci, Lobefaro, Guasco, Pantano, e tanti altri.
E'
il mese di maggio 2000. Fa caldo e si sta bene lì all'aperto. Rutelli fa il
giro dei saluti. "Ciao Premier". Lo saluta qualcuno. Lui l'osserva
senza commentare il beneaugurante saluto.
"Ciao
Sindaco" dico io come sempre faccio. Rutelli sorride.
"Perché
gli hai detto Premier?" chiede la moglie di Donato Marzano. Costui è il
presidente di un circolo dei Democratici in piazza Bologna.
"Perché,
non si deve dire?"
"No.
E' presto per divulgarlo", spiega Luciana, una stilista di moda che sta
al nostro tavolo.
"Ma
lo sanno tutti che vuol fare il premier! - Ripete Donato stizzito - che c'è
di male?"
"Davvero?"
Si informa Gabriele Pace, un giornalista di " Sette" che ogni volta
che mi incontra vuol sapere da me qualche segreto sui Quiz televisivi.
"Non
mi dire che non lo sapevi!" gli rispondo.
"La
mia domanda - precisa Gabriele - voleva significare 'Lo sapete anche voi?' "
E'
questa la trasparenza di Rutelli.
14. A
cena, con Silvio o con Francesco?
Se
dovessi scegliere di andare a cena fuori una sera tra Francesco Rutelli e Silvio
Berlusconi sceglierei senza esitare il secondo.
Credo
davvero che con Silvio Berlusconi potrei trascorrere una serata in allegria
mangiando bene e divertendomi pure.
Dimmi
come mangi e ti dirò chi sei. E Rutelli, almeno nelle cene ufficiali, mangia
poco. E' parco. I cibi sono per lui, credo, un nutrimento e basta.
Non
è uno che impazzisce per un piatto di bucatini all'amatriciana innaffiati da
buon vino dei castelli. No. Lui mangia, discorre garbatamente, sorride e propone,
organizza, ascolta, pensa al futuro dell'Italia. Pensa a cosa farà quando sarà
Premier.
Talvolta
cerco di immaginare come può essere Rutelli in privato. Perché io scrivo, scrivo,
ma in privato non lo conosco. Intendo dire in casa, quando si infila le pantofole,
siede in poltrona circondato dai figli e Barbara siede con lui a sorseggiare
una tazza di caffè dopo cena. Credo che tutte le persone che devono scegliere
un uomo a cui affidare le chiavi d'Italia dovrebbero poter, attraverso il buco
della serratura, vedere come queste persone si comportano in casa con la famiglia.
"Papà
stasera resti a casa con noi?" chiedono i due ragazzi col buon umore che
la presenza del padre mette a due figli in crescita. Parlano del risultato dell'ultimo
compito in classe, dei premi Oscar e delle ragazze. Di Julia Roberts che raggiante
ritira la statuetta.
"Una
ragazza intelligente e bella che è arrivata ad essere una stella tra le più
pagate del mondo" dice il padre. Sono altre però le ragazze che interessano
Francisco e Giorgio. Magari quelle con cui fanno i compiti i si scambiano e-mail.
"Come
faccio papà a invitare Silvia al cinema?"
Lui
dà loro i consigli che un padre non può far mancare. Magari parlano di ragazze
un po' in disparte, di modo che Barbara non possa capire i loro segreti tra
uomini.
Più
tardi il discorso cade sui problemi politici e su cosa sta succedendo negli
Stati Uniti.
"Ma
tu al posto di Bush papà che faresti nei confronti della Cina?"
"Spero
di non essere al suo posto - direbbe il papà - avendo egli vinto le elezioni
con un voto così poco chiaro. Non potrei essere nei panni di George Bush perché
prima di essere presidente degli Usa sarei stato ex governatore del Texas, con
tutto quello che gli si può addebitare di negativo, iniziando dalla pena di
morte. Ma ammettiamo pure che io fossi Bush. Credo che avrei fatto il possibile
per non incorrere in un incidente diplomatico con la Cina e soprattutto, avendo
promesso durante le elezioni una grande attenzione all'ambiente, mi sarei adeguato
ai patti di Kyoto regolamentando le emissioni nocive delle fabbriche americane".
.
14.1 "Cattivi Maestri"
Incidenti
diplomatici, disinteresse per l'ambiente, (...) Bush aveva anche promesso grande attenzione verso l'ambiente (accidenti, dev'essere un deja vu...). Non so a quale pianeta si riferisse, dal momento che il signor presidente si rifiuta di adeguarsi ai patti di Kyoto, e di regolamentare di conseguenza le emissioni nocive di molte fabbriche americane. "Prima il progresso" – ha chiarito a Schroeder. Sarebbe stato interessante confrontarsi con gli altri 5.950.000.000 di persone che vivono sotto la sua stessa atmosfera (ho sottratto Bush, i suoi elettori,e i proprietari, e i proprietari delle grandi fabbriche che ne hanno sponsorizzato la campagna elettorale), prima di parlare. Evidentemente il progresso viene anche prima di noi. Il progresso statunitense, è ovvio. Bush è un uomo forte, di quelli che fanno paura e spesso segnano la Storia con la loro potente mediocrità.Non è un genio della politica, né un visionario Illuminato; è l'esecutore delle più basse pulsioni della provincia americana. E questo è quantomeno inquietante, non solo per le conseguenze che potrebbe avere a livello mondiale, ma anche perché si dice che gli Stati Uniti sono il nostro modello, che ci precede di sei-sette anni nelle conquiste scientifiche, economiche, sociali. Questa volta, però, abbiamo accelerato il passo: forse basterà un mese. (Andrea Ciulu, "Garrulus", giornale autogestito del liceo classico Anco Marzio - anno V - Numero 4 - febbraio/marzo 2001- www.get.to/garrulus) |
.
14.2 Mi piace andare a cena con uno che parla
Invece
con Silvio ci vado a cena. A Milano. In uno dei bei ristoranti intorno alla
"Madunina". Il menù ideale potrebbe essere a base di risotto con tartufo
d'alba, punta di vitello al forno con patate, insalatina trevigiana mista col
cicorino tagliato a striscioline. Una millefoglie per dolce. Un caffè e, in
attesa di sorbire un centerbe o una vodka, si dovrebbe avere a portata di mano
un pianoforte o una chitarra. Potrei accompagnarlo improvvisando accordi, però
preferirei che suonasse lui il pianoforte per iniziare con voce alla Yves Montant…
E
a questo punto della serata sarei così felice da permettermi di ordinare un
gelato di cocco, frutti di bosco, pistacchio, melone e panna. Al diavolo la
dieta! Un'occasione così capita una volta nella vita! Poi Berlusconi, ormai
stanco di suonare e cantare da solo mi chiederebbe a suonare e cantare a mia
volta.
Io,
per restare nel clima gli farei ascoltare una deliziosa canzone
che cantava sempre mio padre e che probabilmente Silvio non conosce:
accordo in "la".
J'ai
des parents qui
ne
sont pas du trop bien assorti,
Papa
est petit et trés mal batit,
tous
dit que maman
est
grand jolie et fait du sport
mon
père avec mon mère
a
toujours tort...
......
faire
la soupe pour le chat
c'est
pour mon papa
faire
du boniment
c'est
pour ma maman
le
tango c'est toujours pour ma mère
le
balet c'est toujours pour mon père
le
viex pijama c'est pour mon papa
les
tissues plus bonnes
sont
pour ma maman
et
c'est a lui qui l'achete-moi les plus salsoche
...
Insomma
me ne tornerei a casa contenta perché una persona così a cena non ti dà alcun
pensiero. Buon conversatore, simpatico. Conosce pure tanti aneddoti, veri o
inventati. Trovo triste cenare con un tipo taciturno (non che sia il caso di
Rutelli che, anzi, ha forse nella loquacità l'unico punto di contatto con Berlusconi),
perché io quando mangio annuisco. E' la cosa che preferisco fare, avendo la
possibilità di gustare il cibo. Lascio volentieri che siano gli altri a parlare
e annuisco. Berlusconi per questo è il cavaliere ideale. Io mangio, lui parla
e mangia. Anche le barzellette mi stanno bene, purché non siano volgari. Spero
che almeno tre o quattro adatte ad una signora le abbia in repertorio. Io forse
gli racconterei quella che termina con "Dio esiste e c'é lavoro per tutti!*".
Non credo si offenderebbe. Non si offende mai Berlusconi. Fa finta... E' il
ruolo nella recita a soggetto che tutti i politici hanno. Non solo Berlusconi.
Certo lui è più credibile degli altri perché essendo anche uomo che produce
spettacolo sa dare i toni giusti
alla battuta. Sembra vero. Anche quando finge di credere che ce l'hanno con
lui, è pur sempre un copione che interpreta. Un film del quale Silvio, regista
e attore, ha previsto la sceneggiatura. Non scrivo questo per criticarlo. Non
fa altro che quello che altri farebbero se sapessero farlo. Un uomo di successo
usa tutti i mezzi a sua disposizione per conquistare gli altri. Io non ho bisogno
di essere conquistata, posso affermare che come uomo è simpaticissimo. Per farci
una nuotata, o una cantata. Ripeto meglio, molto meglio il Cavaliere che Rutelli.
Non potrei però mai affidargli il governo d'Italia perché lui, Berlusconi, è
lontanissimo dal mio modo di concepire la società. Tutto qui.
Stamattina mi ha chiamato Rita.
Vuole che io faccia la domanda per i Quiz. Anche Guarnieri, che di tanto in
tanto mi chiede notizie per i suoi articoli, mi sprona a ritentare. Io credo
che, i responsabili dei vari programmi, non mi chiamerebbero a concorrere per
timore che io possa vincere davvero. Non credo prevedano che si vinca spesso.
O almeno vogliono essere loro a decidere quando vincere e quando perdere. Se
mi dovessero chiamare dovrei fingere di sapere poche cose, altrimenti mi lascerebbero
a casa. Ma tutto sommato spero che non
mi chiamino.
15.1 13 aprile 2001: L’Araba fenice.
…
Mi ha telefonato Marcella Taralli. Lei i quiz non li ha mai abbandonati. Ha
fondato una nuova associazione con sede a Pescara che
ha trecento aderenti in tutt’Italia. Fanno quiz dalla mattina alla sera.
Il giorno 6 aprile, di domenica i “quizzomani” verranno a Roma per un convegno.
Marcella mi ha chiesto di andarci. Se avrò tempo ci andrò. Saluterò volentieri
lei e Piera. Piera che credo sia adesso vicepresidente dell’Associazione. Le
abbraccerò volentieri, osservando tutte e due con attenzione per capire come
fanno a mantenere negli anni questo entusiasmo per i giochi. Non è per quello
che riescono a vincere, credo; anche se è notevole l’elenco dei premi incamerati,
specie da Marcella: decine di crociere, un po’ di automobili, televisori, elettrodomestici,
mobili, soprammobili.
Un
giorno mi ha detto che a lei piace tantissimo
scartare i regali. Come i bambini a Natale. Credo che anche questo sia
un modo per mantenersi sempre giovani. Eterni ragazzi.
La capacità di entusiasmarsi, di aspettarsi ancora regali dalla vita,
aiuta.
.
15.2 Striscia la notizia
Mentre
scrivo sento “Striscia” dove Marcella con la sua associazione “L’Araba fenice”
ha segnalato una persona che ha vinto più volte in diversi giochi e ogni volta
ha una voce diversa. Ha vinto centinaia di milioni. Certo, di trucchi se ne
fanno. E non da oggi. Del resto quando tanti anni fa mi chiesero di fondare
un’associazione di “quizzaroli” era questo che intendevo fare; una specie di
sindacato per la trasparenza e il controllo dei giochi a premi. Per dare possibilità
di partecipazione a tutti, senza inganni. Ma non ci capimmo e mi ritirai del
gruppo dei cinque fondatori. Adesso però che la Taralli è presidente ogni tanto
avverto le sue proteste a difesa della correttezza. Brava Marcella tieni gli
occhi aperti.
.
16.
Al
"Patto Segni " in via Belsiana c'è un gran da fare per il Referendum
Maggioritario. Donne, donne, tantissime donne che vi lavorano. La moglie di
Segni è presente spesso. Gli uffici, i tavoli sono tutti occupati, soprattutto
da donne. Rita io e Giulia, Anna, ci alterniamo tra Il Patto Segni e L'Italia
dei Valori in via del Corso. Di Pietro e Segni vanno d'accordo. Sono promotori
del Referendum, e anche Luigi Abete lo è. In via Belsiana, oltre a noi si impegnano
tantissimo Anna Ferrario, Laura Brancaccio, Wanda Campus, Paola di Tullio, Adele
Quercia, e tante altre persone di buona volontà.
Alcune
donne famose fanno da testimonial e firmano un documento che diffondiamo a mezzo
stampa e con volantinaggio :
Margherita
Hack , Antonia Brancati, Emma Marcegaglia, Marina Bonfigli, Marta Marzotto,
Annamaria Bucciarelli, Novella Calligaris, Letizia Moratti, Edda Caregnani,
Adriana Poli Bortone, Maria Chiaia, Valeria Ciangottini, Elisa Pozza Tasca,
Annabella Clemente, Wanda Montanelli, Adele Quercia, Rosellina Archinto, Paola
D'arborio, Rosaria Rufini, Simonetta De Felicis, Francesca Satta Flores, Maddalena
Fallucchi, Vera Slepoy, Albertina Soliani, Matilde Filippini, Marina Viro, Paola
La Fonte, Beatrice Zilieri Dal Verme, Miriam Mafai, Patrizia Redler, Giulia
Barbiero, Fiorella Maddoli, Paola Perego, Marina Prodi, Federica Gasparrini
Rossi, Flavia della Gherardesca.
Le
province interessate presso cui andremo col camper a promuovere il referendum
sono tante: Viterbo, Rimini, Ascoli Piceno, Teramo, Matera,Catania, Palermo,
Ancona, Firenze, Potenza, Perugia, Verbania, Trieste, Imperia, La Spezia, Brescia,
Sondrio, Varese, Isernia, Asti, Cosenza, Padova, Massa Carrara, Reggio Emilia,
Frosinone, Macerata, Sassari, Venezia, Bologna, Roma. Campobasso, Napoli, Milano,
Terni, Pesaro, Bisceglie, Rieti, Latina, Siena, Arezzo.
.
16.1
In
Piazza Navona distribuiamo cioccolatini e mimose. E' l'otto marzo del 1999.
Siamo circondate da persone che chiedono, vogliono dire la loro sul Referendum.
Molti non sanno. Non capiscono la differenza tra Maggioritario e Proporzionale.
Occorre dilungarsi in spiegazioni, il tempo non basta a parlare con tutti. "Alcune,
invece di star dietro alla gente, si fanno fotografare da un giornalista con
Segni e Abete. Intanto le riprende anche un tg della Rai . Rita s'inquieta.
"Guarda - mi dice - noi abbiamo organizzato, abbiamo portato le mimose,
i cioccolatini, i tavolini; predisposto lo slogan "Un dolce Referendum",
fatto il cartellone e mentre stiamo qui a parlare con la gente, le furbe si
fanno riprendere con Segni". "Noi stiamo facendo politica - rispondo
- loro si mettono in vetrina..."
"Brava!
Ma a casa la gente chi crede che faccia politica oggi in Piazza Navona. Noi
che siamo in mezzo alla folla o loro lì in esposizione?"
Non
mi va di affrontare il problema della visibilità. Poi si finisce come al solito
a disquisire tra l'apparire e l'essere e il discorso si fa complicato e Pirandelliano.
Taglio corto e chiamo Abete. " La facciamo una ripresa mentre accettate
un cioccolatino dal nostro cestino?.. Venite qui, in mezzo alle mimose, dietro
al banchetto. Lui chiama Segni e entrambi si fanno riprendere col nostro gruppo.
Mangiano le caramelle siamo tutti sorridenti, sia sui giornali che in Tv. Rita
spicca con quei capelli rossi vicina al pallore di Segni.
.
16.2
Con il camper incontro donne
Un
giorno partiamo per le Marche e L'Abruzzo. E' sabato. Andiamo sulla Colombo
a ritirare il camper noleggiato da Rita. La ditta dovrà fornirci il mezzo e
un autista che ci porterà in giro. C'é però una sorpresa. L'agenzia non ha l'autista,
"Oggi è sabato- dice - l'unico disponibile si è ammalato. "Che facciamo
? - chiede Rita - Lo vuoi guidare tu? "Che ne so - rispondo - che patente
ci vuole?"
"La
B" dice il gestore dell'autonoleggio.
"
E' difficile?" mi informo.
"No
- ci incoraggia l'uomo, forse temendo di perdere il contratto - si tratta solo
di stare attenti alla marcia indietro perché non c'é visibilità".
"Ci
provi?", mi dice, ma Rita subito decide diversamente. "Lo guiderò
io- dice - dato che ho firmato per la cauzione, é meglio che io stessa lo porti.
L'assegno che gli ho dato mi farà stare molto attenta".
Così
partiamo. Siamo subito sul raccordo anulare verso l' autostrada. Rita si lamenta
di avere scarpe poco adatte alla guida. Deve raccogliere alcuni appunti e documenti
che la delegazione che ci attende ha chiesto. "Come faccio a guidare -
dice - mentre c'é da cercare i manifesti, predisporre un comunicato stampa.
Chiamare gli amici per organizzare la serata.
"Il
comunicato stampa posso prepararlo io" dico.
"E
tutto il resto?" risponde.
"
Per caso vuoi che guidi io?"
"Te
la senti?", mi chiede.
"Posso
provarci".
Rita
accosta verso una piazzola di emergenza, ferma il camper e cambiamo i posti.
Io vado al posto di guida. Metto la prima, poi le altre marce e ho la sensazione
esaltante di guidare in una posizione di dominio che mi fa sentire, sicura,
felice. Rita smette di guardarmi con preoccupazione e si rasserena. Accende
la radio. Poi inserisce il brano "Voglio una sinistra a modo mio"
. Incomincia a piovere e mi dice "Vai piano". "Sta tranquilla
- dico - mi trovo bene a guidare e ho pure le scarpe adatte, fa' ciò che devi
e non preoccuparti".
Lei
passa a sedere in salottino, mette a punto il comunicato, prepara i volantini
da distribuire, i manifesti. Finalmente si rilassa e sorride telefonando a Flavio
Bertellini che ci aspetta col comitato a Perugia.
"Arriviamo
alle sedici, siamo in camper. In quanti? Solo noi due. L'autista ci ha dato
buca- spiega- siamo noi, io e Wanda come Thelma e Louise. Fateci trovare tanta
gente in piazza".
Con
la bandiera del Maggioritario fuori dalla finestra arriviamo. Il mangianastri
manda musica al massimo del volume.
Applausi,
sbandieratori, cori, evviva ci accolgono con entusiasmo. Mi indicano dove parcheggiare
e, una volta sistemato il camper, ci mettiamo al lavoro.
La
piazza è gremita di gente. I tavoli hanno gadget, volantini e comunicati stampa.
Un giornalista intervista Rita. La riprende vicino al manifesto col simbolo
del Maggioritario. Una radio locale invece registra il mio colloquio con una
signora che mi ha chiesto spiegazioni. Siamo in tanti a risponderle. Prendo
un pacco di volantini e vado a darli lungo la strada. Ne lascio un po' nei negozi.
Rispondo a chi mi chiede se votare sì o no. Come al solito risulta difficile
capire che il "sì" vuol dire no e il no vuol dire sì.
"Insomma
se io non voglio tutti questi partiti che devo votare?" chiede una donna.
"Deve
fare la crocetta sul simbolo "Sì" .
Ma
perché? Se non li voglio scrivo "No".
"No, no - dico- deve dire Sì".
Nota: Avvenne poi che l'unica scelta operata fu di carattere emotivo e diciotto milioni di lavoratori dipendenti, temendo le ripercussioni negative, hanno optato per l'astensionismo
.
17.
Che
bello stare in mezzo alla gente a parlare. Lo avevamo già fatto sia io che Rita,
ognuna per conto proprio, aiutando anni addietro i banchetti radicali a raccogliere
le firme per i Referendum. Ripetiamo l'esperienza a Piazza Navona e ci viene
in mente di prendere un camper e andare in giro per L'Italia a promuovere il
Maggioritario. Rita si incarica di noleggiarlo.
Qui
a Roma sono tante le donne che si offrono di aiutarla, ma per andare in giro
in altre regioni sono forse l'unica disponibile. Oltre a Laura Micheli per la
Toscana.
Cominciamo
i nostri giri da Roma. Tra la gente di piazze e mercati soprattutto. Un giorno
viene con noi la contessa Giuliana Olcese. E' loquace, vivace. Pretende di parcheggiare
il camper in Piazza san Pietro. I vigili ci fermano chiedendo i permessi. Noi
li abbiamo ma non per quella piazza. La Olcese parla, parla, parla, riesce quasi
a convincerli. E anche noi siamo impegnate in un ascolto perenne. A sera siamo
cotte.
Però
è simpatica la Olcese. E' un soggetto unico. Non ho mai visto nessuno con una
sindrome da visibilità così accentuata. Sa tutto. Durante la giornata mi parla
di comunicazione, di ogni pro e contro i mass media. Sa molto più di me e di
chiunque altro esperto. Dal punto di vista tecnico-pratico è una fonte di informazioni:
aggiornata su tutte le agenzie stampa. I numeri dei dimafoni o piuttosto
i fax , le e-mail e i siti internet, i referenti delle redazioni politiche di
ogni quotidiano, gli orari in cui telefonare, chi ti da' retta e chi no; quanto
dev'essere lungo il comunicato, quando è meglio dettarlo, con chi se la fa il
giornalista che tratta di politica nel quotidiano con maggiore tiratura. Insomma,
non so se piangere o ridere.
Per
strada troviamo una carrozzella. Si entusiasma, vuole farsi fotografare col
cavallo. Noi abbiamo l'asinello come simbolo, "il cavallo vi si avvicina",
dice Giuliana e prega il vetturino di scattarle una foto sulla carrozzella.
Rita chiede all'uomo se voterà per il Maggioritario. Lui non sa cosa sia. Neppure
vuole che glielo spieghiamo. Restituisce la macchina fotografica e la Olcese
vuole un'altra foto. I vigili ci chiedono di andarcene. Lei insiste. Vuole la
foto col cavallo. Rita mi manda a farle la foto "Fai finta di riprenderla
e fotografa solo il cavallo", mi dice. Io scatto la fotografia. Giuliana
mi chiede: "Come sono venuta?"
"Forse
in controluce", rispondo".
"Glie
l'hai scattata?" chiede Rita.
"Sì,
come a Napoli - dico- senza rullino, perché è finito".
.
18.
Emily
vuol dire "early money il like yeats", "il denaro
iniziale è come il lievito, fa crescere l'impasto". Per impasto si intende
il successo nella politica, tanto avaro quando incontra le donne. Così, prendendo
esempio dalle inglesi e dalle americane, le parlamentari italiane fondano l'associazione
Emily. Vi fanno parte Claudia Mancina, Giovanna Melandri, Tana De Zulueta, Fulvia
Bandoli, Sara Simeoni e altri testimonial di prestigio come serena Dandini che
intervistata da Repubblica asserisce: "Aderisco al progetto come
una cozza; ci sono tanti talenti che non vengono fuori per mancanza di autostima,
bisogna impararla, insieme all'autoironia".
La
lista delle adesioni è lunga: Anna Finocchiaro, Livia Turco; disposte a tenere
corsi sulle dinamiche politiche. Inviano telegrammi di incoraggiamento Nilde
Iotti, Giglia Tedesco, Elena Montecchi; la stilista Chiara Boni, la direttrice
della scuola di danza del teatro dell'Opera di Roma Elisabetta Terabust.
Quando
nasce Emily è l'inizio di aprile 1998. Si prende a modello la forza che hanno
dimostrato le centouno elette nel Labour party alle ultime elezioni.
Si intuisce che aiutarsi a vicenda porta a dei risultati: finanziarsi, essere
coese e via!
Franca
Chiaromonte diessina organizza Emily e viene posta a capo dell'associazione.
Dichiara che questa sarà una lobby delle donne di sinistra per aiutare "i
talenti inespressi" che vogliono fare politica. Si prevedono corsi di formazione,
soldi, appoggio materiale e morale, rete di contatti. Si prevede una Emily's
list come in America e in Inghilterra, per offrire sostegno alle donne che vogliono
candidarsi nel Labour party.
Ho
qui l'articolo di "Repubblica" che avevo conservato. E' del mese di
aprile
Oggi
è il 7 aprile 2001. Siamo a tre anni dalla nascita di Emily. Non ne ho sentito
molto parlare. Forse dipende da me che per il tanto da fare non mi sono informata.
Qualcuno mi ha detto che aiutano solo le donne "proprio di sinistra".
Chissà se è vero. Vorrei chiedere loro, se avessi tempo di frequentare l'associazione:
"E se una sta un po' più a sinistra che "proprio a sinistra"?
"E se invece un'altra sta un po' più al centrosinistra invece che "a
sinistra"? La aiutereste un'indecisa così?
Vorrei
comunque incoraggiare l'associazione dato che l'idea mi pare buona. Spero le
cose vadano bene. Ho inviato tre o quattro e-mail a Emily per chiedere un'informazione
che interessava le donne Democratiche. Neanche ricordo che cosa mi serviva,
era un mese e mezzo fa. Anni luce per me che ogni giorno ho la lista d'attesa
delle cose da fare. Non hanno mai risposto alle mie e-mail. Allora ho chiesto
al 12 Telecom il numero di telefono: Non sanno cosa sia Emily. Non risulta negli
elenchi. Va bene che il "dodici" Telecom il più delle volte non serve
a niente e ti buggera comunque cinque scatti. In ogni caso direi alle "ragazze"
di Emily:
San
Gennaro, che ascoltava ogni giorno la richiesta di un fedele intenzionato a
vincere la lotteria gli ha detto "Comme vuo' vencere si nun t' accattate
'o biglietto?"
(come
pretendi di vincere se non acquisti il biglietto?) . Così, io che non ho
i mezzi di San Gennaro, se pure avessi voluto mandare un piccola cifra per sostenere
l'Associazione come avrei potuto farlo?
E
se le avesse cercate un'ereditiera fissata con la politica al femminile?
Occhio ai messaggi e auguri.
.
19. Discussioni
in famiglia. Berlusconi piace
Sta
simpatico ad uno dei miei nipoti. Poi cercherò di spiegare perché. Tra le persone
che conosco, tra quelli che voteranno Berlusconi c'è un mio parente che ha le
figlie disoccupate mi ha detto chiaro e tondo. "Il voto lo dò a chi trova
un posto alle mie figlie. Mi interessa il caso mio. Alla bella età di cinquantasei
anni sono diventato egoista".
Medito
la risposta e lui incalza: "Poi ho pure i suoceri con la pensione ridicola.
Lui ha detto che se viene eletto darà un minimo di unmilioneeventinovemilalire
al mese per ogni anziano. Perché non votarlo? Anche loro devono pensare alla
loro vita":
"E
il conflitto d'interessi?" , chiedo.
"Che
mi frega a me del conflitto d'interessi! Quelli devono campare!
A
chi li fa campare daranno il voto".
"Ma
non ti ricordi che quando ha governato lui, c'é stata una manifestazione in
piazza proprio perché voleva toccare le pensioni?"
"Non
è vero - mi dice e poi continua ribadendo - Manca il lavoro, non c'é sicurezza,
in cinque anni di governo di sinistra non è stato fatto nulla, ecc."
Ed
io, siccome non c'é peggior sordo di chi non vuol sentire, rimando ai documenti.
"Ti darò la possibilità di documentarti per capire che quanto stai affermando
è solo frutto della propaganda dell'abilissimo Silvio Berlusconi".
"Non
m'importa niente di Berlusconi - risponde mio cognato - Non lo ascolto neppure
quando parla".
"Lo
ascolti eccome, ribadisco. Parli anche come lui. Dici "la Sinistra",
invece di dire "il Centrosinistra".
"E
la stessa cosa" - risponde.
"Anche
lui dice che è la stessa cosa".
A parte i conti che molti si fanno sulla possibilità di aumenti di posti di lavoro e sulle pensioni, sarebbe il caso di considerare che la solidarietà verso Berlusconi spesso è di carattere emotivo e può derivare da istintiva simpatia o essere ispirata da ciò che programmi tv significano o hanno significato per il pubblico: legami con l'infanzia, ricordi piacevoli di molti giovani tra i 20/25 anni, senso di apparentamento tra i ricordi e il fornitore di tali prodotti.
Berlusconi
rappresenta una figura consueta, quotidiana, uno di famiglia che ha tanto, ma
che dà agli altri. Quasi un parente ricco e generoso. Produce lavoro, ma regala
programmi tv. Ispira un senso di appartenenza perché legato a momenti belli
del presente e del passato. E' colui che ha regalato i Jefferson, i bei film
americani, i programmi a quiz miliardari e accessibili a tutti, soprattutto
gratis (almeno apparentemente) .
Ha
regalato le telenovelas e c'è tutta una categoria di donne che gli sono grate
per questo. Per un giovane di venticinque-trent'anni Silvio Berlusconi è legato
a importanti momenti di crescita.
Ho
chiesto ai ragazzi che lo apprezzano, cercando di capire. E mi hanno spiegato
che Berlusconi è colui che c'è sempre stato quando qualcosa di bello veniva
dal mondo inaccessibile dei ricchi. "Lui condivide, lui dà, lui c'è...
", mi hanno detto, e quando è assente dal video ci sono le sue emanazioni:
programmi, pantomime contro i suoi avversari, tg personalizzati, partite di
calcio; conduttori fedeli, e persino presentatori apparentemente indipendenti
che però orientano le scelte degli ascoltatori. Riescono a far credere che nel
disagio generale il male minore è lui,
Berlusconi. Conduttori tv dichiaratamente di sinistra, ex sessantottini,
attori ed artisti , ballerini e nani, fuoriusciti radicali, sono tutti lì a
lavorare per lui, che magnanimo accoglie tutti e paga tutti e dà lavoro a chi
gli è fedele e chi lo critica.
Pensate
che suggestivo messaggio per i più semplici.
E che insolita dimostrazione di potenza.
Il
campo è il suo. Le mine di cui lo dissemina, pure. Sarebbe facilissimo per un
leader meno intelligente di Rutelli inciampare in una di queste mine e farsi
del male. Questo fino ad oggi non è ancora avvenuto e perciò Berlusconi si innervosisce
giorno dopo giorno.
Oltre
al timore di poter perdere le elezioni Berlusconi non accetta che i suoi mezzi
e le sue astuzie comunicative non attecchiscano. Non gli era mai accaduto nel
passato. Non almeno in questo modo così netto. C'é un rifiuto di Francesco Rutelli
ad entrare nel campo minato. C'é una chiara comprensione delle mosse del suo
avversario. C'è una perfetta conoscenza delle mosse delle pedine. No Rutelli
non entra in trappola e Berlusconi non sa più che cosa inventarsi per recitare
il ruolo che gli è più congeniale: la vittima.
Pensiamo
al film preferito di Berlusconi. Come può fare a realizzarlo se manca il carnefice?
Ogni vittima presuppone l'esistenza del carnefice. Ruolo a cui Francesco Rutelli
è refrattario, e non solo per la sua intelligenza, non solo perché ha capito
benissimo il gioco del suo avversario, ma perché nessuno, dico nessuno; nemmeno
i suoi avversari più feroci, possono minimamente pensare che Rutelli farebbe
un gesto men che corretto nei confronti del suo avversario. Ecco perché Berlusconi
lo rifiuta; chiede che il candidato premier sia un altro. Rutelli è una persona
che davvero non si interessa alle fisime di Berlusconi e alla sua spasmodica
voglia di essere colpito, offeso, insultato. Mai; mai lo farebbe. Neanche sotto
tortura. E questo vi assicuro è un bel guaio per Silvio Berlusconi.
Io
personalmente sono pronta a pagare di tasca mia una alta cifra di scommessa
se qualcuno mi dimostra che una sola volta Rutelli abbia mancato di rispetto
al Cavaliere.
Chiede
di incontrarlo questo sì, pochissime volte ha ricordato il conflitto d'interessi,
dice che il centrodestra non ha i programmi. Tutto qui.
Non
ha mai ricordato Tangentopoli, le condanne, i problemi legali di Silvio Berlusconi.
Ed ho una brutta notizia per il Cavaliere. Da un po' di tempo a questa parte,
a forza di dirglielo, tutti gli uomini della coalizione di centrosinistra hanno
capito come si fa a star lontano dalle trappole.
Quando
sentono strillare "Mamma Ciccio mi tocca!.. Ciccio toccami toccami che
mamma non c'è!". Sanno che devono applicare il metodo Rutelli
Ignorarlo.
"Nun 'o da' audienza", si dice a Napoli.
Tuttavia
alla luce del sole, ossia alla luce dei riflettori Francesco è sempre pronto,
per il rispetto che si deve ad un avversario politico, a parlare con lui e contro
di lui dei programmi. Niente di più niente di meno. Affrontarsi in pubblico
come dei signori perbene che hanno a cuore il miglior futuro dell'Italia.
Ma
Silvio rifiuta. Perché?
Io credo che da bravo comunicatore egli sappia che in un faccia a faccia,
lui avrebbe da perdere confrontandosi con Rutelli. I toni sinceri del suo avversario
potrebbero disarmare la sua abilità espositiva. Le vere cifre del governo di
centrosinistra, gli innumerevoli vantaggi del governo del sindaco di Roma che
intende operare allo stesso modo diventando il sindaco d'Italia, questo lungo
elenco non conviene a Berlusconi. L'incontro sarebbe troppo serio e corretto
e documentato per potergli giovare. Carte alla mano, che pezze d'appoggio porterebbe
Silvio Berlusconi? e come farebbe a dominarsi nella sua tendenza a prevaricare?
Non so se avete notato nella puntata de "Il raggio verde" com'era
disarmante la correttezza del ministro Bianco. In quel caso l'onorevole Gianfranco
Casini si è adeguato allo stile da perfetto gentleman di Enzo Bianco. Lo ha
dovuto fare per evitare di perdere punti nel confronto. Berlusconi non potrebbe
accettare di lasciare che la gente pensi bene del suo avversario, perciò entrerebbe
in una spirale di autolesionismo dovuto proprio al confronto tra il comportamento
suo rispetto a quello dell'altro leader. Anche perché alla fine la gente riesce
a distinguere la verità dalle frottole, le buone intenzioni, dalle astuzie i
programmi reali da quelli inventati, l'amore vero per l'ambiente, l'Italia,
le donne, le città , l'arte; dal disprezzo per tutto questo. Non si può fingere
male in una recita a soggetto e Berlusconi sa recitare solo in ruoli precostituiti
senza intoppi per le sue battute imparate a memoria. Tutto dev'essere calcolato
al millesimo. Il film deve essere di sua scelta. Il luogo pure, il suo avversario
politico anche.
E
attenzione, perché ad una settimana dalle elezioni potrebbe, il Cavaliere, inventarsi
un'altra storia per restare in agenda setting. Per sollevare, ancora una volta
riprovazione nei confronti dei suoi avversari. Sollecitare l'istinto materno
nelle diecimila donne che gli scrivono ringraziandolo per le telenovelas.
Mica
tutti i giorni esce fuori un Luttazzi che stoltamente caccia dal cilindro il
coniglio che fa felice Berlusconi. Magari ce ne fossero di Luttazzi per Silvio!
Se ne uscisse un altro subito il Cavaliere si sentirebbe miracolato come quando
ha visto quella specie di "cimice"
nel suo ufficio. Chissà cosa non darebbe per trovarne un'altra, adesso
sotto le elezioni.
Aspettiamoci che si inventi un'ultima cosa, pochi giorni prima del 13 maggio. Perché non è ancora sicuro di vincere. Perché il gioco deve condurlo lui fino all'ultimo, senza rimorsi.
Come
un maledetto idealista ambizioso ha avuto la pretesa di occuparsi dell'ambiente,
di fame nel mondo, di diritti universali. Tutti problemi grandi, più grandi
di lui. Molti dei quali risolvibili forse nel lungo periodo. E lui si è comportato
come fosse certo che la sua permanenza nei luoghi politici e istituzionali sarebbe
durata per il tempo che gli occorreva. Una bella fantasia!
Solo un ragazzo può pensare così. Riempire di sogni la sua esistenza
con la convinzione di realizzarli. Vedete, le persone come Francesco non crescono
mai del tutto. Diventano prima o poi deputati, presidenti del Consiglio, ministri,
ma il cuore di fanciullo non lo perdono. Quella pretesa, quell'ambizione di
poter cambiare il mondo che i bambini
hanno. Quella fiducia strenua nelle proprie possibilità, nelle proprie forze,
nella idea che volando alto si possa riuscire a restare in quota. Io sono convinta
che Francesco resterà in alta quota perché è uno che ci crede. Lui davvero è
così ambizioso da ritenere di poter essere utilissimo alla gente, all'ambiente,
alle città, all' Italia. Osservata da un certo punto di vista la sua potrebbe
essere anche una colpa, un limite. Ma con i numeri che ha in mano, con le credenziali
sul suo passato, su quanto ha già saputo realizzare a Roma (si va bene, a parte
le periferie di cui si occuperà il bravo Veltroni) chi può dire che lui non sarà un eccellente sindaco d'Italia?
Perché,
vedete, la marcia in più che Rutelli ha, è dovuta originariamente ad una sua
debolezza: un complesso edipico.
Una
necessità inconscia di surclassare i suoi antenati: architetti, ingegneri, urbanisti,
scultori. Lui non è riuscito o non ha voluto fare l'architetto come il padre.
Che avrebbe potuto realizzare di tanto importante da far impallidire i familiari
che lo hanno criticato per le sue scelte? Un bel palazzo? Una bella scultura?
Troppo
poco. Francesco ha prima voluto trasformare Roma, e oggi desidera trasformare
l'Italia. Abbellirla, ma non solo. Ristrutturarla, migliorarla da ogni punto
di vista e magari crede pure, nella sua ambizione senza confini, di poter creare
una società più giusta dove le persone, in questo caso gli italiani, siano più
felici.
Ma
insomma, che deve fare un ragazzo di quarantasei anni per farsi apprezzare dal
padre?
Sogna,
Francesco, di rimettere a nuovo questo stivale nel mare azzurro, a partire dall'acqua
in cui si estende. La pulizia dei lidi turchini del mediterraneo saranno la
prima prova del nove di Francesco. Non tanto e non solo perché è un ambientalista,
ma perché a causa del suo inconscio bisogno di dimostrare qualcosa a qualcuno
userà i mezzi scientifici del padre e del nonno. Saprà essere pragmatico e calcolare
il ritorno economico dei lavori che si andranno a realizzare, dovrà affidarsi
a calcoli ingegneristici di massimo livello per realizzare il ponte sullo stretto
di Messina e tuttavia non potrà non tener conto di tre aspetti:
a)
la risorsa per il turismo, il commercio e i cittadini;
b)
aspetto estetico della mega struttura;
c)
l'impatto ambientalista;
E'
una bella scommessa.
Coniugare
queste tre esigenze sarà un lavoro estenuante. Già immagino le discussioni,
i progetti, le opposizioni, gli intralci, i tempi da prevedere, i disagi nell'attesa
(come noi che abbiamo dovuto soffrire per il raccordo in zona Appia ma che adesso
apprezziamo la velocità con cui si arriva ai castelli. Ma quante parolacce abbiamo
mandato in giro!). E poi i finanziamenti, i Verdi che tengono d'occhio che non
si danneggi il mare, gli appalti e le gare, le pressioni. Insomma chi la vuole
cotta e chi la vuole cruda.
E'
proprio un pazzo Rutelli a prendersi questa briga. O è un coraggioso. Così com'è
coraggioso a desiderare di fare il Premier.
E
non è vero che sia "mandato" da qualcuno. E' matto da sé. Ci crede.
E
Forse davvero è uno dei pochi che possa riuscire in questa impresa titanica.
Se non proprio l'unico, oggi, a poterla portare avanti. Perché si ritroverà
in mezzo a interessi megagalattici, dovendoli gestire e pianificare, e lo farà
con la sua calma. Con preoccupazione, fatica, intenzione, amore verso il sogno
che si realizza. Ma con una serenità di fondo, con una imperturbabilità che gli deriva dal non avere interessi propri nell'affaire.
Sono molti i motivi che lo spingono verso questa incredibile fatica. Tra i primi
il sentimento estetico e la passione per l'ambiente
(nel senso che se davvero si deve fare questo ponte sullo stretto
è meglio che lo faccia un ambientalista che uno a cui dell'ambiente non interessa.
Come quando fu necessario fare i tagli alla scala mobile. Chi avrebbe potuto
convincerci che era necessario se non i sindacati?)
Ripeto,
sono tanti i motivi che lo spingono e tutti nobili, ma il principale tra tutti,
anche se nascosto nei meandri dell'inconscio è quella sindrome dell'architetto
che lo spinge a misurarsi e dimostrare che è più bravo del padre. E' così. non
dipende da noi. Sono impulsi derivanti dalla nostra storia.
Ha
capito dottor Marcello? Non se la prenda.