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Scena
seconda
Alle
svariate telefonate di Aldo rispondevo con pretesti e rinvii:
non desideravo incontrarlo. Un pomeriggio, alla sua ennesima
telefonata, riuscì a estorcermi un appuntamento.
Appena entrò in salotto, prima ancora di sedersi, esclamò,
come da copione:
-Lascia che ti guardi... che viso schifato
hai! Sembra che tu abbia fatto il bagno in una cloaca!-
-Si vede?-
-Quanto basta per comprendere che anche
il tuo Renato fa ormai parte della schiera degli squallidi;
come Giovanna D’arco formerai un’armata!-
-Ti vado a preparare un caffé, se nel frattempo vuoi
vedere i miei fiori… fra tanto "olezzo" un
po’ di profumo!-
-Ieri sera eri disperata e oggi fai
dell’ironia!-
-E’ la vita, amico mio! Mi piego, mi drizzo, per ripiegarmi
e drizzarmi di nuovo. Su e giù... giù e su...
Mi tengo in allenamento-
E accompagnai quel mio concetto con una bella flessione.
-Quanto ti costa questa ginnastica?-
-Quello che costa agli altri, né più né
meno!-
-Smettila di essere così spietata
soltanto perché gli altri non sempre ti danno le risposte
che desideri! Apprezza almeno la sincerità di Renato;
non è quel disonesto che credi! Si è lasciato
travolgere dai tuoi entusiasmi: voleva regalarsi una bella
favola-
-Le favole io le pago con la mia pelle!-
-Sono convinto che un uomo come lui
non ha mai creduto alla storia della commedia; voleva solo
cercare di comprenderti, ma tu non dai a nessuno questa possibilita:
distruggi tutto prima!-
-Ma come sei cambiato amico mio! Tu, cinico dissacratore dei
sentimenti, improvvisamente, ti trasformi in difensore dei
miei amanti! Chi, se non tu, ha cercato d’insinuare
la diffidenza ed il dubbio verso colui che avevo collocato
in cima ai miei pensieri? Chi mi ha sollecitato a "chiedere"
perché, a tuo dire, Renato avrebbe apprezzato il mio
interessamento per la sua vita privata? E’ ancora presto
per capire se dovrò ringraziarti per questo tuo ennesimo
consiglio... vai all’inferno!-
Andai verso il divano, mi sedetti e guardando fissamente Aldo,
proseguii con apparente calma:
-Per telefono mi hai detto che la tua
visita aveva un doppio scopo: accertarti del mio stato di
salute e rispondere ad alcuni miei perché-
Feci un cenno con la mano invitandolo a parlare e lui:
-Come sempre anticipi il discorso degli
altri e questa volta hai anticipato il mio-
Si alzò, si concentrò un attimo per trovare
quelle parole che, sicuramente, aveva già preparato
e con voce impostata proseguì:
-Ho riflettuto molto su quelli che tu
chiami i tuoi "sconcertanti errori" e sulla tua
"vita sbagliata". E’ vero che non sempre ti
ho consigliato nel modo giusto, ma è altrettanto vero
che la tua abilità nell’imbrogliare gli altri
non ha facilitato questo mio compito. Renato, invece, in poco
tempo ha centrato il problema delle tue frustrazioni e lo
ha spiegato in un disegno; le due figure di donne, guardandole
attentamente, sono un’unica persona; i loro occhi sono
identici. E’ vero che Renato ti ha chiamata per dirti
che rappresenti la "soffitta" dei suoi sogni? La
"soffitta" che spesso rinneghiamo, per inseguire
false chimere?-
Risposi con tono di chi non prova più interesse a parlarne
ancora:
-Col tempo anche Renato mi avrebbe chiesto "di più",
trascinandomi sicuramente in una situazione squallida e piena
di compromessi, dalla quale non ne sarei più uscita-
Aldo replicò:
-Anch’io non ho fatto che chiederti,
eppure non mi hai "esiliato". Possibile che non
t’accorga di quanto io attinga da te? La ragione è
che, contrariamente agli altri uomini, io mi sono accontentato
della tua amicizia pur di starti accanto. L’amicizia
tu la rispetti, all’amico dai "incondizionatamente",
ma quando un uomo ti mette le mani addosso ed inizia a trattarti
come donna, anche se sollecitato dall’amore, pensi che
voglia soltanto usarti, facendoti sentire un agnello sacrificale-
Si avvicinò nuovamente al disegno indicandolo:
-E’ da quì che ha origine
questa tua deformazione dei fatti e dei sentimenti-
Avevo una grande voglia di parlare delle mie rose azzurre,
ma non lo feci e mantenni un atteggiamento tranquillo e un
po’ annoiato; avevo deciso di far parlare il mio amico
fino in fondo, anche se un urlo mi stava gonfiando la gola,
soffocandomi; controllai l’attacco di panico che bussava
per esplodere, dando così ad Aldo la possibilità
di proseguire:
-Non è necessario che tu vada
a chiedere i tuoi perché al mare, quando la risposta
è nel tuo cuore: una verità che rifiuti dì
accettare, tormentandoti ingiustamente. Al mare tu fai dire
le sole parole che vuoi sentire. Renato, invece, ti ha risposto
con quel disegno che, ancora oggi, fingi d’ignorarne
il significato. Leggendo tra riga e riga del tuo diario, ho
capito che neanche tu, quando scrivi, sei consapevole di quello
che dici! Tu pensi che gli altri vogliano farti soltanto del
male, carpirti i sentimenti al solo scopo dì farti
soffrire, rifiutando ogni volta, quel "di più"
che vorrebbero darti. Vuoi far sorrìdere la gente,
non per generosità, ma per nascondere dietro una maschera
la tua malinconia; il "pietismo" non ti è
congeniale. Quando attribuisci al tuo matrimonio il fallimento
della tua vita è perché non vuoi accettare le
altre violenze ben più gravi che hai dovuto subire-
Mentre il mio amico incalzava in quel monologo con un ritmo
così frenetico da non permettere interruzioni; restai
immobile, con gli occhi chiusi, le braccia sul petto nell’atto
di chi sta cullando qualcosa o qualcuno, mentre Aldo, impietoso,
seguitava a frustarmi:
-Il tuo nido di cristallo, dove ti rifugi
a scrivere poesie, è quella campana di vetro, indispensabile
al tuo equilibrio: la sicurezza che tu rìfiuti; come
rifiuti di vedere tua madre quando ti ammali perchè
le rimproveri di non averti protetta, lasciandoti piangere
sul pianerottolo, da sola. Da quel momento incominciasti a
desiderare che gli altri comprendessero le tue paure senza
bisogno di parole, al punto di farne il credo della tua vita.
Questo tuo insaziabile bisogno di favole per deformare ogni
realtà; questo ritrarti all’improvviso, con un
sussulto, se un uomo tende la sua mano verso di te, anche
solo per una innocente carezza! Questo sentirti diabolica
e angelica contemporaneamente, questo tuo continuo desiderio
di spazio e di libertà è perché ti sei
rinchiusa, per paura, in una gabbia dalla quale tenti disperatamente
di uscire, ma non puoi, perché non permetti a chicchessia
di aprirla: non ti fidi di nessuno. Questo tuo ostinato rifiuto
verso un padrone è perché qualcuno si è
impadronito, ferocemente, della tua ìnnocenza! Non
devi giustificare questo tuo bisogno di vivere all’insegna
della libertà e della improvvisazione; la libertà
in cui credi è una libertà giusta; tu non rifiuti
l’Amore, ma un padrone; questa è l’unica
ragione che ti costringe a responsabilizzarti più degli
altri. E’ molto facile, credimi, per chi ha un padrone
parlare di libertà, ma per la tua ci vuole coraggio!-
Aldo andò verso il disegno ed indicandolo di nuovo,
concluse il suo monologo da primo attore consumato, sentenzìando:
-Solo se accetterai questa realtà,
riuscirai ad amare nel modo giusto la tua vita e nessuno potrà
più piegarti!-
Finalmente si sedette esausto, ma soddisfatto, anche se sul
suo viso appariva evidente lo sforzo per la tensione sostenuta.
Aprii gli occhi, mi drizzai e guardandolo fissamente dissi
con determinazione:
-Adesso puoi andartene, amico mio!-
Aldo balbettò:
-Non voglio lasciarti sola!-
-Sola io?... Con i miei dubbi, i miei entusiasmi, i miei fiori,
le mie poesie... Sola io?.. Voi avete tentato di lasciarmi
sola con tutti i vostri stupidi discorsi… Sola io?-
E scoppiai in una delle mie fragorose risate per liberarmi
dal nodo che, nuovamente, mi stava soffocando:
-Da te, Aldo, quest’assolo non me lo sarei mai aspettato...
complimenti!-
E, battei le mani a mo’ d’applauso.
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