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Quando
rientrai, con le due tazze di caffè bollente, vidi
Toni con gli occhi chiusi, la testa reclinata all’indietro,
in stato di totale abbandono, assorto ad ascoltare, da un
piccolo registratore, la mia voce che diceva "di più...
di più... di più... devi amarmi di più...
devi darmi di più..." e lui ripeteva come un’eco
"di più... di più... di più..."
Con tono preoccupato chiesi:
-Toni, ti senti male?-
E lui:
-Nell’attesa ho ascoltato una
delle tue poesie. Questo registratore trovato nella mia borsa,
per caso, ieri sera, è finito sotto il cuscino così
mi sono addormentato col tuo "di piu’... di più
di più…" Che voce hai!… Splendida
amica mia... splendida! I tuoi versi, ad essere sincero, mi
turbano anche nel sonno. La tua voce mi provoca una sensazione
erotica!-
Fingendomi offesa:
-Sei uno sporcaccione! Io non voglio suscitare sensazioni
erotiche. Le mie poesie sono un inno all’amore e non
all’erotismo!-
-Sei tutta sesso! Come ti muovi, come
cammini, la tua voce, quello che scrivi, come guardi... e
non accetti che ti si dica che susciti sensazioni erotiche?
Ogni volta che la tua mano sfiora la mia, un brivido mi percorre
la schiena, fino al midollo. Mentre se sono io a farti un’innocente
carezza, ti ritrai sobbalzando, come a volerti difendere da
me. Ti ho forse mai mancato di rispetto?-
-No Toni! Tu mi hai idealizzata al punto da non vedermi più
come una donna reale! Non prendertela come un’offesa
personale se riufiuto le tue carezze, sussultando ogni volta;
non sei il solo a dirmelo; interpreta questo mio gesto come
un riflesso condizionato-
-Condizionato da che cosa?-
-Più volte ho dovuto difendermi dalle mani degli uomini.
Così sussulto anche per una carezza innocente come
la tua. Tu non mi mancheresti mai di rispetto, anche se sei
pedante, noioso e bisbetico come una zitella!... Prendi il
tuo caffè prima che si freddi!-
Nel sorseggiare il caffè, Toni cominciò con
le solite domande:
-Tuo marito ti passa regolarmente gli
alimenti? Pensa sufficientemente al bambino? Vi avrà
cautelati in qualche modo! Sono ormai tre anni che sei separata,
per colpa della tua depressione hai dovuto abbandonare il
tuo impiego, possibile che non desideri ricostruirti una nuova
vita? Trovare un compagno che possa sostenerti, aiutarti in
un momento così difficile? La vita non è una
poesia... togli i tuoi occhiali rosa e sforzati a guardare
in faccia la realtà! Non dimenticare che hai la responsabilità
di un figlio!-
Andai verso la porta finestra per guardare le mie rose azzurre;
dalla carnosità dei boccioli intuii che stavano li
li per “scoppiare”. Chiamai Toni perché
mi raggiungesse:
-S’annuncia la primavera; quest’anno avrò
delle stupende rose azzurre!-
E lui:
-Ogni volta che non vuoi rispondere
alle domande parli delle tue rose azzurre!- Poi, aggiunse
con tono carico di complicità -Lo
sai che sto facendo un grosso affare? Chissà che non
sia proprio zio Toni a sistemarti!-
-Ti ho mai chiesto niente?-
-Lo so, benedetta figliuola, che non
chiedi! Non si sa mai come prenderti; sono seriamente preoccupato
per il tuo avvenire-
-Il mio avvenire... il mio avvenire... come si sente che parla
il burocrate che da quarant’anni sta dietro una scrivania!-
E Toni, come da copione:
-La tua incoscienza è sconcertante!
Basterebbe che tu volessi e zio Toni ti troverebbe un bell’impiego;
così avresti i versamenti e una vecchiaia assicurata...
è inutile che alzi gli occhi ai cielo... sbuffa mia
cara... ma col passare degli anni mi darai ragione! Vuoi restare
a tutti i costi una donna libera; non vuoi che nessun uomo
parcheggi nella tua casa! Questo tuo smoderato amore per la
libertà, unito alla mancanza assoluta di saper affrontare
la vita sotto il profilo pratico, mi preoccupa, non riesco
a dormire la notte quando penso alla tua situazione-
Lo interruppi di nuovo:
-Tu non dormi la notte perché pensi "di più
di più... di più...". Non farmi prediche!
Sei tu che mi preoccupi; sarebbe ora che ti trovassi una compagna...
sei tu che incominci ad invecchiare anche se i tuoi sessantanni
li porti molto bene. Perché non chiedi il divorzio
e ti risposi? Sei ormai nonno e tra poco andrai in pensione.
Cosa aspetti ancora?-
Toni, quando voleva cambiare discorso, invece di parlare di
rose azzurre, parlava del suo romanzo. Un romanzo che iniziò
a scrivere ben quindici anni prima, nel periodo in cui la
moglie l’abbandonò per scappare col suo migliore
amico. Con tutto ciò, Toni aveva dedicato il romanzo
alla moglie: donna eroica e martire. Proprio vero che la fantasia
degli scrittori non ha limiti! Se la moglie non fosse scappata
col suo migliore amico, l’avrebbe fatta assurgere a
vette di santità! Ma forse, in quel caso, non avrebbe
avuto neanche la possibilità d’idealizzarla troppo:
il tritume del quotidiano, avrebbe, sicuramente, consumato
quel suo grande amore!
Lo squillo del telefono interruppe il nostro dialogo; pensai
fosse Renato. Mi scusai ed andai a rispondere dalla mia camera
da letto. Non desideravo che Toni ascoltasse le parole che
avrei detto: avevo pudore dei miei sentimenti.
Era Aldo, che annunciava la sua visita. Rimasi un attimo delusa,
ma felice che l’arrivo provvidenziale del mio fraterno
amico avrebbe comunque interrotto un dialogo ormai consumato.
Quando rientrai nel salotto, fui sorpresa di trovare Toni,
seduto dietro la scrivania, intento a leggere il mio diario
lasciato, distrattamente, in bella vista; non mi diede neanche
il tempo di dire una parola che mi assalì:
-Da quando frequenti i "salotti
sbagliati" attribuendoti anche il nome di "Gazzella"?-
Ribattei:
-Dimentichi che sono una donna con molta fantasia e tutto
ciò che scrivo non deve essere necessariamente autobiografico!
Potrei desiderare di provare sensazioni nuove. Ci sarebbe
qualcosa di male in questo?-
Toni, rosso in viso, continuò la sua invettiva:
-Sei invasata da un’anima lussuriosa!
Provochi chi ti legge! Pensi ad una sola cosa e poi mi rimproveri
se dico che le tue poesie sollecitano un effeto erotico?-
Il trillo del campanello annunciò che Aldo era arrivato.
Tirai un sospiro di sollievo. Ho sempre odiato dare troppe
spiegazione per paura di cadere in quelle contraddizioni che
avrebbero fatto crollare il mio castello di bugie. Questa
volta però non dovevo ricorrere allo stratagemma delle
rose azzurre, infatti, Toni, nel vedere entrare il mio amico,
consultò il suo orologio annunciandoci l’urgenza
di tornare in ufficio; il tempo era passato in fretta, doveva
proprio andare! Mentre lo accompagnavo all’ascensore
Toni disse a voce alta affinché Aldo lo udisse:
-Ti telefonerò presto Gazzella,
così mi terrai informato sulla tua produzione letteraria
che, a mio avviso, sta diventando molto interessante!–
Al che gli risposi con tono che anche Aldo potesse
udire:
-Una di queste sere, caro "zio Toni", ti presenterò
la mia amica Gigì. Sono sicura che ti piacerà
moltissimo. Il suo hobby preferito è fare la dama di
carità per uomini soli; come solleva il morale lei
non lo solleva nessuno!-
E corsi dal mio amico invitandolo a sedermisi accanto sul
divano mentre esplodevo in una delle mie fragorose risate.
Aldo mi chiese chi fosse quel personaggio così fuori
dal tempo:
-Un giorno o l’altro gli metteranno la camicia di forza.
Povero Toni! Da quando la moglie lo ha lasciato non si è
più ripreso, anzi, incomincia ad avere dei "deliri
lucidi". Da un po’ di tempo gli è venuta
la fissazione delle "marchette". Non fa che ripetermi
"Tu non sai quanto siano importanti! Pensaci adesso che
sei ancora giovane... cosa farai in vecchiaia?"-
Aldo spalancò gli occhi e, come se parlasse a se stesso:
-Che immorale!-
Scoppiai in un’altra fragorosa risata:
-Cos’hai capito? Toni si riferisce alla previdenza sociale!
Se sapesse che in questi ultimi tempi frequento il salotto
di Gigì, anche per delle cene innocenti, mi paragonerebbe
alla peggiore meretrice, frequentatrice di lupanari, come
Messalina! Toni è un moralista ipocrita, la categoria
peggiore che possa esistere. Sono sicura che sarebbe ben felice
di frequentare quel salotto. Tu non sei un burocrate, non
hai i paraocchi, non giudichi le persone solo dalle apparenze
e, quello che è più importante, non devo usare
troppe parole per farmi capire da te-
Imprigionai la mano del mio amico fra le mie, avevo bisogno
di toccare qualcosa di cui fidarmi e proseguii:
-Chi nasce libero e indipendente saprà trovare, in
qualunque momento, alternative più o meno valide da
contrapporre a decisioni non del tutto congeniali e a volte
addirittura dannose per il proprio equilibrio. Ci sono alcune
scelte, come il salotto di Gigì, che risolvono il problema
di un particolare momento, ma non ne forniscono la soluzione.
Esse, però, aiutano ad ancorare pensieri confusi impedendo
loro di andare alla deriva.
Io non voglio giustificare ogni mia esperienza, ma voglio
semplicemente affermare che da queste è possibile trarne
anche utili termini di paragone; bisogna solo avere la forza
di liberarsene prima che queste riescano a condizionarti costringendoti
a cercare, per il resto della vita, un padrone da servire.
Questo concetto vale anche per l’Amore, amico mio: l’Amore
è tale se non diventa dipendente dell’Amore.
Un Amore che ti rende prigioniera devi chiamarlo con un altro
nome. L’immoralità è in coloro che giocano,
con la pelle degli altri, come quei
pazzi che ho incontrato mascherati da saggi, ma che saggi
non erano!-
Aldo, temendo che quei pensieri potessero immalinconirmi,
interruppe il mio soliloquio:
-Fra poco mi parlerai delle tue rose
azzurre, ma prima d’infervorarti tanto per convincermi
sulla validità dei tuoi concetti, devi spiegarmi perché
Toni ti ha chiamata Gazzella-
-E’ un nome che mi è congeniale -gli risposi
con finta naturalezza- Nel salotto di Gigì, dove ho
incontrato donne vere e non ipocrite come quelle "signore"
che, dopo la mia separazione, mi allontanarono come un’appestata,
si usa così–
E, senza ulteriori spiegazioni, sollecitai il mio amico ad
alzarsi dal divano, gli buttai le braccia attorno al collo
e, avvicinando le mie labbra al suo orecchio, urlai:
-Sono innamorata… sono innamorata… sono innamorata!-
Trascinandolo poi in alcuni giri di valzer, ai quali Aldo
non poté sottrarsi per quanto l’avevo strettamente
avvinghiato a me. Quando, abbracciati, ricademmo sul divano,
seppe dirmi soltanto:
-Ancora?-
Ed io, non nascondendo la delusione, risposi:
-Mi sembri Gigì!-
-Perché, anche Gigì non
crede ai tuoi folli amori?-
-Gigì mi conosce soltanto da pochi mesi; è vero
che non ho mai avuto un amore duraturo, ma questa volta anche
lei sta cambiando idea al riguardo; Renato l’ho conosciuto
nel suo salotto-
Aldo cominciò a ridere:
-Quando vengo a trovarti devo essere
preparato al peggio! Altro che uomo sbagliato... ma si!...
Per quello che durerà!... E’ sposato questo tuo
Renato?-
-Sì, è sposato, ma deve esserlo per metà;
mi telefona notte e giorno; nessun uomo sposato lo ha mai
fatto prima!-
E Aldo, con una piccola punta di cattiveria:
-Perché non glielo chiedi?-
-Sarà lui a dirmelo. Adesso sto vivendo una favola
meravigliosa; a volte mi domando se Renato esiste veramente!
Ho deciso che al momento non voglio fare domande; ho paura
di sapere! Questo Amore lo voglio difendere! Dietro di me
c’è solo distruzione-
-La figura di Attila accanto a te impallidisce-
Sentenziò Aldo, soddisfatto di quella sua metafora.
-Lo sai che anche Toni ricorre spesso a dei termini di paragone
quando parla di me?-
E lui, prontamente:
-Non è facile trovare parole
giuste per descriverti; non credo l’abbiano ancora inventate!
Comunque penso che la cosa ti lusinghi: ti fa sentire importante-
L’abbracciai di nuovo, appoggiai la testa sulla
sua spalla, poi, facendomi coraggio, gli dissi:
-Vorrei tanto scrivere una commedia, e vorrei che tu mi aiutassi...
andrebbe bene anche un romanzo: decidi tu!-
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