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Seconda scena

Non ero più andata nel salotto di Gigì. Ero troppo occupata a vivere quella bella storia d’amore per pensare ad altro. Fu Gigì che venne a trovarmi. Appena mi vide, si accorse immediatamente che sprizzavo felicità da tutti i pori, tanto dal chiedermi se avevo ricevuto un’eredità:
-Denaro, denaro, sempre denaro! Come se la vita non possa offrire gioie più grandi!-
E l’abbracciai con tale violenza da farle perdere l’equilibrio!
-Per telefono mi hai detto di essere triste perché Renato non ti aveva ancora chiamata e adesso scoppi di felicità; ma una via di mezzo non la conosci, benedetta figliola! Guarda! Il tuo abbraccio mi ha arrossata la pelle; prima di questa sera avrò un bel livido!-
-Un livido più, un livido meno! Dirai che un sadico ha attentato alla tua verginità e che tu, per difenderla, hai opposto resistenza: Gigì vado a Verona!-
-Quando?-
-Prestissimo!... Ci pensi! Il mio primo viaggio con lui, e dove potevo andare? Nella città degli amanti! Nel tuo salotto ho incontrato il grande Amore. Quanto ti voglio ancora più bene! Come ti scandalizzasti all’idea che un tuo amico potesse pagare senza consumare!-
Gigì, scosse la testa:
-Chi l’avrebbe mai immaginato che potessero accadere certe cose!-
E scosse nuovamente la testa.
— Gigì... Verona... giorno e notte con lui Quando ritornerò…-
Gigì m’interruppe:
-Quando ritornerai già so quello che mi dirai. Ti ricordi quando andasti a Napoli con Giuliano? Anche allora mi dicesti "Gigì, che bella favola... quanto lo amo!". E, al ritorno, era tutto finito. Povero figliolo! Quanto lo facesti soffrire! Ora comprendi perché vorrei smorzare i tuoi entusiasmi?-
Replicai che Giuliano era un uomo sposato, condizionato dalla famiglia alla quale teneva moltissimo; per questo lo lasciai. Non mi è mai stato congeniale distruggere un nucleo famigliare: un rimorso che non vorrò mai avere.
-E Renato non ha una famiglia?-
-Un uomo soddisfatto e felice non viene a pagarsi un’ora d’illusione nel tuo salotto. Quando c’incontriamo, Renato non guarda mai l’orologio e mi telefona dalla sua abitazione giorno e notte; vivrà con la moglie sotto lo stesso tetto, come tante altre famiglie "rispettabili", ma con una vita propria. Magari col consenso d’entrambi. Oggi questo tipo di rapporto va tanto di moda! Sento che è così… diversamente non potrei amarlo; tu sai quanto non divido niente con nessuno-
Gigì guardò l’orologio, non poteva concedersi una lunga vacanza; i suoi impegni professionali l’attendevano e lei non aveva mai deluso un amico. La osservai mentre s’avviava verso la porta con quel suo seno procace in evidenza; a Gigì non piaceva quel seno così appetibile; a suo dire, non le permetteva d’indossare alcuni abiti. mentre gli uomini erano di tutt’altra opinione! Sempre briosa, ciarliera, con quel simpatico accento emiliano! Gigì sapeva farsi voler bene ed io gliene volevo. Non le ponevo mai domande sul perché si fosse inventata un lavoro casi "particolare". A me piaceva come essere umano, anche se la sua umanità poteva stridere, apparentemente, con tutto il resto.
Mentre facevo queste considerazioni, suonarono alla porta. Sussultammo entrambe. Era Aldo che, da qualche giorno, era diventato un assiduo frequentatore della mia casa, goloso di novità. Gigì lo salutò frettolosamente e scappò via, non prima di avergli raccomandato di non alimentare troppo i miei entusiasmi.
La prima cosa che notò Aldo, entrando nel salotto, fu un disegno di Renato raffigurante una giovane donna che stringeva a sé una bambina, nell’atto di proteggerla.
-Ma quante qualità ha questo tuo Renato! Se è fedele alla descrizione che ne fai, deve essere un uomo meraviglioso! Che sguardo dolcissimo ha questo viso di donna... e questa bambina, con gli occhi infinitamente tristi, chi è?-
-Sono io- Gli risposi un po’ infastitida, prevedendo già le domande che Aldo mi avrebbe fatto.
Il mio amico fissava quel disegno come se ne fosse rimasto folgorato:
-La ragione di questo disegno te l’avrà spiegata!-
-Non è una cosa che si può spiegare con due parole. Oggi è una giornata splendida, scoppio dalla felicità e tu vuoi farmi rivangare fatti che appartengono ormai al passato. Non è, comunque, una bella storia: un giorno te la racconterò-
-A te piacciono solo le favole! Le storie che non puoi infiocchettare le rifiuti! Parlami di questa bambina. Da quello che ho capito, questo tuo Renato non fa mai niente senza una ragione ben precisa-
-Non ti avessi mai fatto leggere le mie poesie! Da allora stai diventando più noioso di Toni! Non hai ancora l’età per essere in andropausa. Vado a prepararti un buon caffè-
Aldo mi trattenne per un braccio obbligandomi a tornare davanti al disegno:
-Parlami di questa bambina- Ripeté con tono di chi non accetta repliche.
-E va bene! Quando ti metti in testa una cosa.! Una sera io e Renato, parlammo di psicanalisi; veramente io, parlai di me; di lui so molto poco-
-Questo l’avevo capito!-
-Raccontai a Renato l’esperienza che feci sul lettino di uno psicanalista. Dopo il matrimonio m’ammalai di una forte depressione autodistruttiva-
Aldo m’interruppe:
-Conosco i traumi subiti a causa del tuo matrimonio, ma non mi hai ancora detto perché quella bambina ha gli occhi tanto tristi!-
-Durante alcuni miei attacchi di panico, apparentemente immotivati, parlavo di un cappello verde e il mio medico mi consigliò di consultare uno psicanalista... Se raccontassi la mia vita, mi prenderebbero per una scrittrice con tanta fantasia-
-Perché delle cose che ti danno veramente dolore non ne parli mai?–
Gli risposi che a me piaceva far sorridere la gente, ma Aldo temendo che incominciassi a parlare delle mie rose azzurre mi fece una domanda diretta:
-Cosa disse lo psicanalista?-
-Fece diversi tentativi; non sono un soggetto facile neanche per la psicanalisi! Poi, durante una seduta mi parlò di un lago e di una vela quadrata; si rivolgeva a me con dolcezza, massaggiandomi nel contempo le gambe; voleva che mi rilassassi. E, quando mi sentì completamente rilassata, mi parlò di una zolla di terra che affiorava, lentamente, sulla superficie del lago ed io, su quella zolla, ci vidi germogliare una rosa; quando questa assunse una dimensione in grado di potermi contenere, il medico, virtualmente, mi adagiò sul fiore; a quel contatto virtuale cominciai a piangere disperatamente. Mi domandò il perché di quella mia disperazione. Risposi che non ero degna di riposare su quel fiore e mi svegliai. Nella seduta successiva, mi chiese di disegnare due pupazzi: un uomo ed una donna; l’uomo lo disegnai senza mani. "Che cosa mi avevano fatto le mani dell’uomo per rifiutarle in quel modo?". Mi addormentò ed io vidi una bambina che singhiozzava su un gradino del pianerottolo di casa; non voleva andare in giardino... era spaventata. La madre la rimproverava per quel suo capriccio, mentre la bambina, aggrappata alla ringhiera delle scale, piangeva in silenzio; non voleva che la madre udisse il suo pianto. Nella seduta successiva, rividi la stessa bambina; indossava un abitino a quadretti bianchi e rosa ricamato a punto smoking; rincorreva felice, in un grande giardino, il suo cerchietto colorato. Il cerchietto le cadde dietro un cespuglio; era sola! Corse a riprenderselo; dietro il cespuglio c’era un uomo, con un cappello verde. Non volli più tornare dallo psicanalista. E’ un vuoto che non volli colmare. La prima immagine della mia fanciullezza, che ricordo nitidamente, è quando guarii da una lunga malattia; delirai per quaranta giorni e in quell’occasione ricevetti anche l’Olio Santo! Un bel giorno mi drizzai sul letto e tutti gridarono al miracolo–
Aldo, sempre interessato al mio racconto, lo interruppe un attimo per chiedermi:
-Nessuno spiegò la natura della malattia?-
Ed io istintivamente:
-Forse quella bambina, nel suo delirio, voleva dimenticare-
Mi sorpresi di quella risposta, e ammutolii fino a quando la voce di Aldo interruppe quel mio momento di disagio:
-Hai sempre intenzione di offrirmi un buon caffè?-
Quando rientrai in salotto con il bricco del caffé bollente, Aldo. ancora visibilmente turbato dal mio racconto, mi chiese:
-Perché vi ha disegnate sul pontile?-
-Tra le mie abitudini di vita c’era quella di recarmi, all’alba, sul pontile di Ostia per chiedere al mare di aiutarmi a rispondere ad alcuni miei perché. Una mattina il mare, stanco di sentirsi rivolgere sempre le stesse domande, mi suggerì dei versi che mostrai a Renato, essi dicevano: "Tutti i tuoi se, i tuoi perché, i dubbi tuoi, i sogni tuoi, quello che vuoi e che non vuoi, parlane a lui, ti ascolterà, risponderà"-
Aldo, anticipando la mia conclusione, esclamò:
-E Renato ti ha risposto regalandoti qul disegno! Su quel pontile, lui ti ha visto accanto questa bambina! L’unica che poteva rispondere ai tuoi perchè: è così?-
-Si è così!- risposi -Ma sono fatti che appartengono al passato! Oggi, il mio presente è il viaggio a Verona e, il mio domani, la commedia che scriverò al ritorno-
Aldo, meno ottimista, sentenziò:
-Quando ritornerai avrai tante cose da scrivere! Cose che non immagini! Ti farà bene questa vacanza! Quale romanzo devi inventarti se il tuo romanzo lo ha già scritto la tua vita!-
Squillò il telefono, Renato mi comunicava che il giorno seguente saremmo partiti per Verona, ma quando, nel salutarlo esclamai "ciao amore" m’accorsi che Aldo, ripeteva, ridicolizzandomi "ciao amore"! Lo guardai con diffidenza, era la prima volta che guardavo il mio amico con diffidenza e non potei fare a meno di dirgli:
-A volte penso che sei invidioso, ma sono talmente felice che la tua invidia non mi tocca. Parto domani mattina all’alba-
Poi, con voce estasiata aggiunsi:
-Che uomo meraviglioso!-
-Come si chiama questo tuo uomo meraviglioso?– Chiese Aldo.
-Che domanda! Renato!-
-E dopo?-
-Vuoi dire il suo cognome?... Non gliel’ho mai chiesto!-
-E lui non te l’ha mai detto!... E’ così?-
Ero furiosa:
-Cosa vuoi insìnuare?… perché tu stai insinuando!–
-Era una semplice domanda; perchè ti scaldi tanto?-
-Io mi scaldo? Questa poi!... E’ che non sopporto le insinuazioni; mi danno fastidio!-
Ed Aldo, con voce da Jago:
-Nei giorni che starai con lui non parlare sempre tu, fagli qualche domanda, impara a chiedere! Anche a chiedere ci vuole coraggio! Chiedi e vedrai come lui ne sarà felice!-
Andai verso la porta finestra:
-E’ arrivata la primavera. Le mie rose azzurre stanno li li per sbocciare... Ho fame gentile signore-
-Posso invitarla a pranzo, gentile signora? All’angolo della strada fanno dei fagioli al forno semplicemente favolosi!-
Aldo con un profondo inchino mi offrì il braccio, al che gli dissi:
-Buffone! Nessuno mi farà mai ballare il minuetto!-

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